Ðåôåðàòû - Àôîðèçìû - Ñëîâàðè
Ðóññêèå, áåëîðóññêèå è àíãëèéñêèå ñî÷èíåíèÿ
Ðóññêèå è áåëîðóññêèå èçëîæåíèÿ
 

Ñèíòàêñè÷åñêèå è ôóíêöèîíàëüíî-ñåìàíòè÷åñêèå îñîáåííîñòè óïîòðåáëåíèÿ óñëîâíîãî íàêëîíåíèÿ â èòàëüÿíñêîì ÿçûêå

Ðàáîòà èç ðàçäåëà: «Èíîñòðàííûå ÿçûêè»

Êè¿âñüêèé íàö³îíàëüíèé óí³âåðñèòåò
                             ³ìåí³ Òàðàñà Øåâ÷åíêà

                        ²íñòèòóò ³íîçåìíî¿ ô³ëîëî㳿

                 Êàôåäðà ³ñïàíñüêî¿ òà ³òàë³éñüêî¿ ô³ëîëî㳿



                    Äèïëîìíà ðîáîòà ñïåö³àë³ñòà íà òåìó:

                       “Ñèíòàêñè÷í³ òà ôóíêö³îíàëüíî –
      ñåìàíòè÷í³ îñîáëèâîñò³ âæèâàííÿ óìîâíîãî ñïîñîáó â ³òàë³éñüê³é ìîâ³ ”



                                      Ñòóäåíòà: Êèðè÷åíêà Òàðàñà Ãðèãîðîâè÷à

                                                 5 êóðñó , ³òàë³éñüêî¿ ãðóïè

                                      Íàóêîâèé êåð³âíèê: äîö.Màãóøèíåöü ².².



                                                                 Ðåöåíçåíò :
                                                         ___________________



                               Êè¿â – 2002 ð.



                                   PIANO:



Introduzione……………………………………………….................................….3

Parte I. L’oggetto delle ricerche: I tempi del Condizionale
...............................…..4
a) Cosa é il modo   …………………………………………………….…………..4
b) Cosa é  il tempo
   ……….……....................................................................
   .……5

Parte II.   L’uso del modo condizionale
…...................................……...………13

Parte III.   IL periodo ipotetico
…………..….….……......................................…17

1. Le frasi ipotetiche
…….............................................................……………...17

a) Semantica del costrutto condizionale
.................................................................18
b) Concordanza dei tempi e semantica dei modi
....................................................19
c) Il sistema dell’italiano standard    ………………………...……………………20
d) I costrutti“controfattuali”.....
............................................................................
..22
e) Concordanza mista indicativo e congiuntivo-condizionale
................................25
f) Il sistema substandard di concordanza di modi e tempi
....................................26
g) Costrutti condizionali pseudocoordinati
............................................................27
h) Costrutti condizionali interrogativi  e imperativi
...............................................29
i) Condizioni su azioni linguistiche
........................................................................33
j) Protasi non  introdotte da “se
“...........................................................................
.34
k) Protasi con modi verbali  non finiti
....................................................................37
l) Ordine delle proposizioni nella frase
complessa..................................................38
m) Apodosi accompagnate  “da
allora”...................................................................43



2. Le frasi concessive
............................................................................
.................46

a) Semantica del costrutto concessivo fattuale
.......................................................46
b) Sintassi del costrutto concessivo fattuale
...........................................................49
c) Operatori di subordinazione proposizionali
.......................................................49
d) Semantica del costrutto condizionale concessivo
..............................................52
e) Sintassi del costrutto condizionale concessivo
...................................................53
f) Subordinate condizionali concessive introdotte da “anche se”
...........................54
g) Semantica dei costrutti a – condizionali
.............................................................60
h) I costrutti con “disgiunzione
............................................................................
..61

Ðåçþìå (Riassunto) …………………………………………………................…65



INTRODUZIONE



            Avendo rispetto alle circostanze che sono state stabilite nel
  periodo dell’Unione Sovietica,quando la lingua italiana non si studiava
  ufficialmente in Ucraina , per il momento esiste una piccola quantità dei
  lavori dedicati al modo condizionale (I.Glivenko,
  A.A.Karulin,V.Cerdanzeva,G.G.Lebedeva, Mavrov). Ecco perche ho deciso
  studiare uno dei temi meno studiati d’italiano.

        L’atenzione fondamentale  nel  lavoro  è  concentrata  sull’analisi
  delle particolarità  sintattiche  e  semantiche  -  funzionari  del  modo
  condizionale,come in lingua scritta, cosi in parlata.

       L’attualità del tema è specificata dalla necessità  di  mostrare  le
  particolarità e nuove tendenze d’uso del condizionale  nella  lingua  dei
  giornalisti, cioè nei articoli di  giornale,  nella  lingua  dei  libri,e
  nella quella parlata. Dunque,l’analisi complessa  delle  proposizioni   e
  costrutti condizionali, diventa indispensabile per  la  comprensione  piu
  approfondito  del  carattere  dei  processi  di  evoluzione  in  italiano
  moderno.

       Lo scopo di questo lavoro è mostrare la formazione del  condizionale
  semplice e composto, l’uso dei tempi del condizionale,  le  particolarità
  sintattiche e semantiche-funzionari, l’uso del condizionale  nel  periodo
  ipotetico, la semantica del costrutto condizionale e la concordanza mista
  dei tempi l’indicativo, congiuntivo e condizionale.

      Il  lavoro  è  composto  d’introduzione  ,  tre  parti  principali  e
  riassunto.  L’elènco  della  letteratura   usata   si   compone   di   43
  denominaziòni dei  lavori  di  autòri  nazionali  e  stranieri.  L’entità
  generale del lavoro è 72 pagine.

     Nel introduzione viene motivata la scelta del tema, la sua  attualità,
  vengono determinati gli scòpi e i compiti  del lavoro .

     La prima parte introduttiva è dedicata al definizione del tempo e del
  modo come le categorie grammaticale.

     La seconda parte è dedicata al uso del condizionale semplice e
  condizionale composto.

     La terza parte è dedicata al periodo ipotetico, alla semantica del
  costrutto condizionale e alla concordanza dei tempi e dei modi.

     Nel riassunto principale vengono dedotti i resultati teoretici e
  practici delle ricèrche complèsse eseguite.



I.  L’oggetto delle ricerche: I tempi del modo condizionale



 a) Cosa é il modo ? :


Il verbo possiede un organico e complesso sistema di forme per esprimere le
categorie del modo e del tempo.   Il parlante può presentare il fatto
espresso dal verbo in diversi modi, ciascuno dei quali indica un diverso
punto di vista, un diverso atteggiamento psicologico, un diverso rapporto
comunicativo con chi ascolta: certezza, possibilità, desiderio, comando
ecc.
Talvolta, poi, l'uso di un determinato modo può dipendere anche da ragioni
stilistiche, da una scelta di 'registro' o di livello linguistico: così,
per esempio, nelle subordinate rette da verbi di giudizio l'indicativo (mi
pare che ha ragione) corrisponde a un livello d'espressione più popolare
rispetto al congiuntivo (mi pare che abbia ragione).
In italiano disponiamo di sette modi verbali:

• quattro modi finiti:      indicativo (io amo)
                                     congiuntivo (che io ami)

                                     condizionale (io amerei)
                                     imperativo (ama!)
• tre modi indefiniti:     infinito (amare)
                                      participio (amante)
                                     gerundio (amando)

Mentre i modi finiti determinano il tempo, la persona e il numero, i modi
indefiniti non determinano la persona e, tranne il participio, il numero.
L'infinito, il participio e il gerundio sono anche detti 'forme nominali
del verbo', perché vengono usati spesso in funzione eli sostantivo e di
aggettivo: abbiamo già citato il participio presente amante, cui si può
aggiungere il participio passato la (donna) amata; e si pensi ancora a
infiniti quali l'essere, il dare i l'avere, l'imbrunire, o a gerundi
diventati nomi, quali laureando e reverendo.

Modi finiti:

L'indicativo è il modo della realtà, della certezza, della constatazione e
dell'esposizione obiettiva, o presentata come tale:
me ne vado (sicuramente).
II congiuntivo è il modo della possibilità, del desiderio o del timore,
dell'opinione soggettiva o del dubbio, del verosimile o dell'irreale; viene
usato generalmente in proposizioni dipendenti da verbi che esprimono
incertezza, giudizio personale, partecipazione affettiva:
sembra che se ne vada
                                            (ma non é certo)
preferisco che se ne vada

Anche il condizionale indica fatti, azioni, modi di essere in cui prevale
l'aspetto di eventualità, subordinata a una condizione (di qui il nome):
me ne andrei (se potessi).
 L'imperativo, infine, è il modo del comando, dell'invito,
dell'esortazione, dell'ammonimento, dell'invocazione:
vattene! (è un ordine, un consiglio ecc.)

 Modi indefiniti:

L'infinito indica genericamente l'azione espressa dal verbo senza
determinazioni di persona e di numero:
studiare, leggere, partire.

Il participio può svolgere sia la funzione di verbo sia quella di aggettìvo
(inoltre, al pari degli aggettivi, assume anche valore di sostantivo). Il
participio presente determina solo il numero, mentre il participio passato
determina sia il numero sia il genere:
facente, facenti; vedente, vedenti; insegnante, insegnanti;
preso, presa, presi, prese; nato, nata, nati, nate; candidato, candidata,
candidati, candidate.

A differenza di quanto accade per i modi finiti, il participio non segnala
la persona.

II gerundio indica un fatto che si svolge in rapporto a un altro, espresso
nella proposizione reggente da un verbo di modo finito:
sbagliando s'impara; l'ho incontrato tornando a casa, discutevamo
passeggiando.



 b) Cosa é il tempo ? :

II tempo indica qual è il rapporto cronologico che intercorre tra l'azione
o lo stato espressi dal verbo e il momento in cui viene proferito
l'enunciato.
È opportuno distinguere tra tempo fisico e tempo linguistico (o
grammaticale): il tempo fisico si riferisce alla percezione che ciascun
individuo ha del fluire del tempo nella realtà, ed è misurabile
quantitativamente. Il tempo grammaticale è costituito invece da un sistema
di relazioni temporali che permettono dj collocare l'azione prima, durante
o dopo il momento in cui viene proferita la frase e dì indicare l'ordine di
successione dei due avvenimenti.
Per esprimere il tempo linguistico il parlante ha a disposizione, oltre al
sistema dei tempi verbali, gli avverbi e le locuzioni avverbiali di tempo
(prima, dopo, fra sette mesi, per due anni). La non corrispondenza tra
tempo fisico e tempo linguistico è evidente nei casi in cui un tempo
grammaticale passato esprime un evento che nella realtà si svolge nel
futuro:

saranno necessarie almeno dodici ore per sapere chi ha vinto le elezioni.

Il rapporto cronologico tra lo stato o l'azione espressi dal verbo e il
momento in cui viene proferito l'enunciato può essere di:

 contemporaneità, quando il fatto avviene nel momento in cui si parla:
  Daniele canta
 anteriorità, quando il fatto avviene in un momento anteriore a quello  in
cui si parla: Daniele cantava (ha cantato, canto);
 posteriorità: quando il fatto avviene in un momento posteriore a quello in
cui si parla: Daniele canterà.

II tempo che esprime la contemporaneità è il presente; il tempo che esprime
l'anteriorità è il passato, variamente articolato nell'indicativo
(imperfetto, passato prossimo e remoto, trapassato prossimo e remoto) e nel
congiuntivo ( imperfetto, passato, trapassato); il tempo che esprime la
posteriorità è il futuro, suddiviso nell'indicativo in futuro semplice e
futuro anteriore.
Sotto l'aspetto formale i tempi si distinguono in semplici, quando le forme
verbali di cui sono costituiti consìstono in una sola parola (amo, temevo,
anivò,partirà), e in composti, quando le forme verbali risultano
dall'unione del participio passato del verbo con una voce dell'ausiliare
essere o avere (ho amato, avevo temuto, fu arrivato, sarà partito).

Per comprendere meglio il significato delle relazioni temporali possiamo
visualizzare graficamente la collocazione di un avvenimento lungo l'asse
del tempo, rappresentato da una linea retta. Per far ciò occorre fare
riferimento a due nozioni fondamentali: :

• il momento dell'enunciazione (= ME), cioè il momento in cui si verifica
l'atto di parola;
• il momento dell'avvenimento (= MA), cioè il momento in cui ha avuto luogo
l'evento oggetto dell'atto di parola.

Per interpretare il passato remoto, il passato prossimo, l'imperfetto e il
futuro dell'indicativo è sufficiente questo elementare riferimento al
fluire del tempo fisico. Il trapassato prossimo, il trapassato remoto e il
futuro anteriore, viceversa, non sono ancorati direttamente al tempo
fisico, ma sono collegati ad esso indirettamente, attraverso un'indicazione
relativa di anteriorità o posteriorità rispetto ad un evento espresso da un
tempo semplice (dopo che ebbe appreso la notizia svenne) o da un'altra
determinazione temporale (alle 8 aveva già cenato). Per rappresentare
graficamente i tempi composti dobbiamo pertanto introdurre un terzo
parametro, denominato momento di riferimento (= MR). Esso può essere
costituito da un avverbio di tempo o da un'altra determinazione temporale
(alle cinque, l'anno scorso, quando sono uscito ecc.):

   Tempi dell’indicativo:
L'indicativo è l'unico modo verbale che abbia specificati nei suoi vari
tempi
- semplici (presente, imperfetto, passato remoto, futuro) e composti
(passato prossimo, trapassato prossimo, trapassato remoto, futuro
anteriore) – i tre fondamentali punti di riferimento cronologici in cui un
fatto avviene: l'anteriorità, nelle sue molteplici articolazioni
(imperfetto, passato prossimo, passato remoto, trapassato prossimo,
trapassato remoto); la contemporaneità (presente); la posteriorità (futuro
semplice e futuro anteriore).
Il   presente.   Indica  il fatto,  l'azione,  il modo di essere che si
svolgono o
sussistono nel momento stesso in cui si parla:
faccio una passeggiata.
Si usa spesso il presente per esprimere la consuetudine, l'iterazione, hi
regolarità con cui si veri/icario determinati fatti:
il rapido per Napoli parte alle diciassette; vedo Luigi tutti i giorni;
 o per indicare un'attitudine del soggetto:  Franco parla il tedesco;
Giulio ripara le antenne;
in questi casi il tempo presente indica che il soggetto possiede una
determinata capacità ed è in grado di esercitarla quando occorre, ma non
necessariamente che egli stia esercitando tale capacità al momento
dell'enunciazione.
Inoltre il presente, in quanto 'non-passato' e 'non-futuro', è in grado di
significare ciò che si avvera sempre, le verità atemporali:
la luna gira intorno alla terra; la rosa è un fiore;
il presente atemporale, particolarmente usato nelle definizioni
scientifiche, non è sostituibile con altri tempi o modi:
 due più due faceva / sta facendo / farebbe quattro;
e non è compatibile con avverbi temporali del tipo prima, dopo, non sempre,
la Luna gira intorno alla Terra, ma non sempre.
Nei proverbi e negli aforismi il presente vuole indicare appunto la perenne
validità di quanto viene affermato:
chi dorme non piglia pesci; il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Il presente storico è un passato in forma di presente, è quasi un modo per
far rivivere il passato nel presente; serve a conferire maggiore efficacia
alla narrazione dei fatti, ad attualizzarli:
Leopardi nasce a Recanati nel 1798; Cesare da l'ordine di avanzare.

L'imperfetto Esprime la durata o la ripetizione nel passato:
la pioggia cadeva ininterrottamente da due giorni; venivano a trovarci
quasi tutte le settimane.

Dal punto di vista aspettuale l'imperfetto indica un'azione incompiuta nel
passato; per questo motivo, di norma, un verbo all'imperfetto non è
sufficiente a conferire alla frase senso compiuto. Se dico: ieri tornavo a
casa la frase rimane come sospesa e il mio interlocutore si aspetta
un'integrazione, per esempio: ieri tornavo a casa quando ho incontrato
Gianni.
Nelle narrazioni, l'imperfetto costituisce il tempo della descrizione per
eccellenza. Esso si presta infatti a rappresentare scene statiche, in cui
tutti gli elementi sono collocati sul medesimo piano temporale:
La stazione era deserta. Carla indossava un soprabito scuro. L'orologio
segnava le venti e trenta,
La stessa scena, resa con i verbi al passato remoto, da piuttosto l'idea di
un susseguirsi poco coerente di frasi:
La stazione fu desena. Carla indossò un soprabito scuro. L'orologio segnò
le venti e trenta.

Questa differenza è messa a frutto quando si esercita, a qualsiasi livello,
l'arte del raccontare: l'imperfetto descrive luoghi e personaggi o delinea
stati di cose, mentre i tempi perfettivi (il passato remoto o il presente
storico) sono necessari per dare il via alla storia, per riferire in modo
ordinato il susseguirsi degli avvenimenti. Lo si può facilmente verificare
analizzando l'inizio di una fiaba:
C'era una volta a Palermo un certo Don Giovanni Misiranti, che a
mezzogiorno si sognava il pranzo e alla sera la cena, e di notte se li
sognava tutti e due. Un giorno, con la fame che gli allungava le budella,
uscì fuori porta. (da Fiabe italiane raccolte e trascritte da Italo
Calvino, Milano, A. Mondadori).
Quanto detto non vale nei casi in cui l'imperfetto assume valori aspettuali
proprì del passato remoto, come avviene con il cosiddetto imperfetto
narrativo, caratteristico, oltre che della lingua letteraria, dei resoconti
giornalistici:
Nel ribollire della disamistade cadevano le elezioni regionali del 51; i
candidati democristiani disertavano la piazza, la frequentavano invece i
comunisti (L. Sciascia, Le parrocchie di Regalpetrd);
allo scoccare della mezzanotte l'assassino entrava di soppiatto in casa
delle vittime;
al ventisettesimo minuto della ripresa il centravanti raccoglieva un abile
invito del numero 10 e metteva in rete.
Talvolta l'imperfetto può assumere valori modali diversi da quelli propri
dell'indicativo. Si distingue in particolare:

1. un imperfetto ipotetico:
facevi meglio a stare zitto; potevano anche dircelo prima.
Quest'uso è comune soprattutto nel parlato; in una varietà più formale di
lingua troviamo invece il condizionale passato {facevi = avresti fatto;
potevano = avrebbero potuto);

2. un imperfetto irreale: si ha ogniqualvolta il tempo verbale serve a
sottolineare un distacco dalla realtà e la creazione di un universo
fittizio. È tipico delle narrazioni di sogni o della trama di un'opera
letteraria:
poi entravo in un'enorme sala a specchi: dopo alcuni secondi le pareti
iniziavano a muoversi verso di me...
e nel cosiddetto imperfetto Indico, comune nelle affabulazioni dei bambini:
Allora, facciamo che io ero il papa e tu la mamma;

3. un imperfetto attenuativo, a cui si ricorre in particolare con il verbo
volere e sinonimi, per conferire un tono di cortesia o di attenuazione del
valore iussivo di una richiesta; si immagini il seguente dialogo tra un
salumiere e una cliente, in cui chiaramente i due imperfetti non hanno
valore temporale:
- Cosa desiderava signora?
- Mah, volevo due etti di prosciutto.
Nel secondo caso l'imperfetto può essere adeguatamente sostituito dal
condizionale presente.

Il passate prossimo. Questo tempo composto, formato dal presente di un
ausiliare (essere o avere) e dal participio passato del verbo, esprime un
fatto compiuto nel passato, ma che ha una qualche relazione col presente, o
perché l'evento descritto perdura nel presente:
due giorni fa ho preso una brutta influenza (e ancora ne soffro);o perché
perdurano gli effetti dell'evento descritto:
Marco è nato il 21 settembre del 1943;
ho imparato l'inglese durante un soggiorno di studio negli Stati Uniti;

per quanto riguarda il primo esempio è significativo il fatto che si usi il
passato prossimo per indicare la nascita di un personaggio ancora vivente,
ma sia d'obbligo il passato remoto per indicare il dato biografico di un
defunto:
Manzoni nacque nel 1785.
Anche senza l'accompagnamento di avverbi o di locuzioni avverbiali, il
passato prossimo può equivalere in qualche caso a un futuro anteriore,
presentando il fatto come compiuto nel futuro:
un ultimo sforzo e ho finito (= avrò finito).

II passato remoto. Indica un'azione conclusa nel passato, prescindendo dal
suo svolgimento e dai suoi eventuali rapporti col presente. Si noti la
differenza tra:
1. Mora via scrisse Gli indifferenti dal 1925 al 1928;
2. Moravia scriveva Gli indifferenti tra il 1925 e il 1928;
3. Moravia ha scritto Gli indifferenti.

Nella frase 1 il passato remoto scrisse mette in rilievo l'aprirsi e il
chiudersi dell'azione, il suo inizio e la sua fine. Nella frase 2
l'imperfetto scriveva sottolinea lo svolgimento dell'azione entro i limiti
temporali indicati. Nella frase 3 il passato prossimo ha scrìtto esprime
insieme la compiutezza dell'azione e la sua 'attualità': Moravia è autore
di questo libro, questo libro esiste, possiamo leggerlo.
Nella lingua contemporanea il passato remoto viene spesso sostituito dal
passato prossimo: l'anno scorso sono andato a Venezia. Particolarmente nel
parlato, il prevalere del passato prossimo rispetto al passato remoto si
giustifica con l'esigenza di avvicinare i fatti al momento della
narrazione, con ragioni cioè di immediatezza espressiva. Si noti che questo
uso del passato prossimo al posto del passato remoto, ora sempre più
generalizzato, è tipico dell'Italia settentrionale; nel meridione si
ricorre invece al passato remoto anche riferendosi a fatti avvenuti in un
tempo vicinissimo al presente: arrivai un quarto d'ora fa.

Il trapassato prossimo e il trapassato remoto. Il trapassato prossimo(o
piuccheperfetto), formato dall'imperfetto di un ausiliare (essere o avere)
e dal participio passato del verbo, indica un fatto del passato, anteriore
a un altro fatto pure del passato:
mi ero appena addormentato, quando bussarono alla porta.
Il trapassato prossimo può assumere valori modali diversi da quelli propri
dell'indicativo:

1. trapassato prossimo ipotetico,  usato  colloquialmente  nell'apodosi del
periodo ipotetico, in luogo del condizionale passato.
se non mi fossi ammalato a quest'ora avevo già terminato gli esami;
  2. trapassato prossimo attenuativo:
Buongiorno, ero venuto per chiederle una cortesia.
Questi valori modali, che ricalcano in parte quelli dell'imperfetto, sono
dovuti con ogni probabilità all'influsso dell'ausiliare del trapassato
prossimo, coniugato all'imperfetto indicativo.

Il trapassato remoto, formato dal passato remoto di un ausiliare (essere o
avere) e dal participio passato del verbo, indica un fatto anteriore al
passato remoto. Il trapassato remoto ha un uso più limitato del trapassato
prossimo; infatti, mentre questo si può incontrare sia nelle proposizioni
principali sia nelle proposizioni subordinate, il trapassato remoto oggi si
trova solo nelle proposizioni temporali introdotte da quando, dopo che, non
appena, appena (che):
non appena se ne fu andato, vennero a cercarlo.

II futuro semplice e il futuro anteriore. Il futuro semplice indica un
fatto che deve ancora verificarsi o giungere a compimento:
arriverò domani; terminerò il lavoro entro una settimana.
 Il futuro semplice può assumere valore di imperativo:
farete esattamente come vi ho detto; imparerai questa poesia a memoria.
Il futuro anteriore, formato dal futuro semplice di un ausiliare (essere o
avere) e dal participio passato del verbo, indica un evento futuro,
anteriore a un altro pure del futuro; è quindi una sorta di 'passato nel
futuro':
quando lo avrai visto, te ne renderai conto.
Sia il futuro semplice sia il futuro anteriore possono indicare un dubbio,
una supposizione o una deduzione del parlante:
hanno bussato alla porta, sarà Marco;
 a occhio e croce questa pizza peserà due etti;
quando è iniziato lo spettacolo saranno state le nove;
in questo caso il futuro ha valore modale, non temporale, come si evince
dal fatto che i verbi degli esempi riportati non esprimono posteriorità.



Tempi del congiuntivo:
I tempi del congiuntivo sono quattro: presente, imperfetto, passato,
trapassato.
II congiuntivo viene usato soprattutto nelle proposizioni dipendenti. In
quelle indipendenti - nelle quali il congiuntivo può esprimere volontà,
dubbio, concessione - i due tempi semplici (presente e imperfetto) si usano
con riferimento al presente:

dica
                 pure cio che vuole
dicesse

I due tempi composti (passato e trapassato) si usano invece con riferimento
al passato:

                sia
che                         gia partito?
              fosse
Per la scelta del tempo nelle proposizioni dipendenti, si veda il capitolo
della sintassi.


Tempi del condizionale:

II condizionale ha due tempi: uno semplice, il presente, e uno composto, il
passato. Col presente si indica l'eventualità nel presente, col passato
l'eventualità nel passato:
vorrei
                        rivederti
avrei voluto

Tempi  dell’imperativo:
L'imperativo ha due tempi, il presente e il futuro:
esci subito di quii; farai quello che dico io!

L'imperativo manca della prima persona singolare.
Tutte le voci dell'imperativo sia presente sia futuro coincidono con quelle
del presente e del futuro di altri modi; solo i verbi appartenenti alla
prima coniugazione hanno la seconda persona singolare dell'imperativo
presente che non può essere confusa con la seconda persona di nessun altro
tempo: studia, mangia, parla.
Nella forma negativa, la seconda persona singolare dell'imperativo presente
si esprime con l'infinito presente preceduto dalla negazione non:
non cantare, non correre, non partire.

Tempi dell’infinito:

I tempi dell'infinito sono due: uno semplice, il presente (andare, vedere,
finire): e uno composto, il passato (essere andato, aver visto, aver
finito).
L'infinito si usa soprattutto in frasi subordinate: il presente indica un
rapporto di contemporaneità o di posteriorità rispetto al tempo del verbo
della reggente; il passato indica un rapporto di anteriorità:
dice
                di conoscerlo, di volerlo conoscere
diceva.

  dice
                                  di averlo conosciuto.
diceva

Preceduto dalla negazione non, l'infinito presente può acquistare il valore
di imperativo:
non farlo!; non dire sciocchezzel; non ridere.
Ha lo stesso valore, anche senza la negazione, in avvisi, cartelli,
insegne:
tenere la destra; moderare la velocità; gettare i rifiuti nel cestino.
 Spesso l'infinito presente svolge la funzione di sostantivo:
 tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare
e si pensi a infiniti come dovere, piacere, avere, trasformatisi in
sostantivi forniti anche di plurale: il dovere/i doveri; il piacere/i
piaceri; l'avere/gli averi.

Tempi del participio:
II participio ha due tempi: il presente e il passato.
Come gli aggettivi in -e, il participio presente ha una forma per il
maschile e il femminile singolare {amante, vincente, partente) e una per il
maschile e il femminile plurale (amanti, vincenti, partenti). È usato
sempre più raramente nel suo valore verbale; participi quali ardente,
splendente, avvincente, arrogante, sorrìdente o quali studente, cantante,
insegnante, emigrante, dirigente sono oggi sentiti soltanto come aggettivi
e sostantivi.
Il participio passato si comporta come gli aggettivi in -o: lodato, lodata,
lodati, lodate. Si usa insieme con gli ausiliari essere e avere nelle forme
composte della coniugazione verbale: sono andato, hai visto, è preso.
Ha spesso funzione di aggettivo o di sostantivo:
uno stimato professionista, il candidato eletto; l'imputato, i vinti, uno
sconosciuto.
Ilparticipio passato ha valore attivo con i verbi intransitivi:
partiti di mattina, arrivarono a notte fonda (paniti = essendo partiti,
sebbene fossero partiti);
ha invece valore passivo con i verbi transitivi:
non mi piace la minestra riscaldata (riscaldata = che è stata riscaldata).


Tempi del gerundio:
II gerundio ha due tempi: il presente (cantando, leggendo, udendo) e il
passato (avendo cantato, avendo letto, avendo udito).
Il gerundio presente trova impiego in proposizioni subordinate, dette
appunto gerundive:
 discutevamo camminando,
dove camminando è una gerundiva con valore temporale (= mentre
camminavamo).
Contribuisce a formare le perifrasi verbali andare + gerundio e stare +
gerundio, che esprimono un'azione progressiva e durativa, considerata cioè
nel suo progredire e nella sua durata:
il tempo va migliorando, sto studiando.
Molti gerundi presenti hanno subito un processo di nominalizzazione:
laureando, reverendo e, nel linguaggio musicale, crescendo, diminuendo.
Il gerundio passato non è molto usato; in genere viene sostituito con frasi
esplicite: si dice è stato promosso perché ha studiato piuttosto che avendo
studiato è stato promosso.



      II.  L’uso del modo CONDIZIONALE

      Il condizionale présenta l'azione o il modo di essere come  eventuali-
ipotetici; e  cioè  come  realizzabili,  nel  présente  o  nel  passato,  ma
subordinatamente a determinati  condizioni  o  condizionamenti  che  possono
essere espressi o sottintesi. Tali condizioni o condizionamenti sono per  lo
piu indipendenti dalla volontà di chi parla o scrive (ne sia o  no  egli  il
soggetto grammaticale) e possono risultare: o già ben definiti ed  esistenti
o   supponibili   oppure   suggeriti   da   opportunità    di    adattamento
comportamentale  a   specifici   aspetti   situazionali.   Sul   genere   di
potenzialità di tali presupposti (sintatticamente:  protasi),  chi  parla  o
scrive valuta il grado di probabilità di  realizzazione  dei  fatti  che  ne
dovrebbero  conseguire   (sintatticamente:   apodosi),e,    nell'esprimerli,
mediante il condizionale manifesta (o tradisce)  l'atteggiamento  mentale  o
psicologico del consapevole distacco o  del  sospeso  possibilismo  o  della
cauta esitazione.
      Per esemplificare: apodosi: Vorrei parlarle (protasi: se ha un po'  di
tempo). - Ci verrei anchio  (se  non  ti  disturbo).  -  Fumerei  volentieri
qualche sigaretta ogni tanto (ma qui è proibito). - Carlo  si  starebbe  per
laureare (se è vero quel che si dice). - lo (se fossi stato  al  tuo  posto)
non gli avrei dato retta. - Sarebbe venuto allé cinque (mancano  ancora  due
ore //oppure: ormai è mutile aspettarlo). - Sarei  partito  ieri  //  domani
(ma non ho trovato posto in aereo).
      Sia  al  présente  che  al  passato,  il  condizionale  può  esprimere
l'atteggiamento   di   prudente   presa   di   distanza   (condizionale   di
distanziamento) di chi narra  fatti  e  fa  anche  intendere  di  non  avere
diretta o comunque piena conoscenza;  o  magari  di  non  volere  essere  in
nessun modo coinvolto. E' questa  la  tipica  modalità  di  chi,  anche  per
professione, come il giornalista, è costretto a interessarsi di  vicende  di
particolare delicatezza e responsabilità:
      - Carlo Rossi sarebbe stato messo in prigione. (come a dire: se è vera
la notizia che ho sentito, Carlo Rossi...)
      - Seconde  l'accusa  (...)  la  maggior  parte  delle  apparecchiature
sarebbero state residuati di guerra (...). (in 'La nazione', 5-9-1976).
      - Ayrton Senna sembrerebbe escluso dal prossimo campionato  (...).  II
condizionale è d'obbligo perché in realta la attuale azione potrebbe  ancora
mutare (...). (C. Marincovich, in la 'Repubblica' [sport],  11-2-1992)  (qui
l'autore  stesso,  giustifica  l'uso  del  condizionale  come   segnale   di
opportune atteggiamento prudenziale).
      L'idea di intenzionalità,  di  disponibilità  legata  al  condizionale
consente che il tempo passato serva a esprimere il rapporte di  posteriorità
dei fatti narrati rispetto a un punto di riferimento collocato  nel  passato
(futuro del [nel] passato):
      - (Carlo dice  che  finirà  entro  un'ora  [=  che  ha  intenzione  di
finire...]) -«Carlo disse che avrebbe finito  entro  un'ora.  (=  che  aveva
intenzione di finire...)
      - Certe volte (...) ho pensato che Sciarmano  sia  stato  il  primo  a
sapere che io sarei nata (...). (M. Di Lascia, Passaggio in ombra').
      - (...), mi dicevo che presto Io avrei riavuto tutto per me (...). (M.
Di Lascia, cit.).
      In questi casi, specie (ma non solo)  nei  registri  linguistici  meno
sorvegliati, si puo usare, in alternativa, L’indicativo imperfetto :
      - Carlo disse che finiva (= avrebbe finito) entro un'ora.
      Nel seguente esempio, per il futuro nel passato,  si  noti  l'uso  del
condizionale passato  e  dell'imperfetto  nei  due  segmenti  di  una  frase
temporale scissa per enfasi:
      - (...) a quel punto gli chiedeva quando sarebbe stato che la mamma la
mandava a conoscere la nipote. (M. Di Lascia, cit.)

      Per la stessa idea di  intenzionalità,  il  condizionale  passato  puo
anche esprimere fatti desiderati o progettati per il reale
futuro ma dei quali già nel présente si conosce la irrealizzabilità essendo
nota lacondizione impediente. Ne risulta dunque un periodo ipotetico délla
irrealtà che ha l'apodosi collocata nel passato:

      - So che domani vai a Roma. Ci sarei venuto anch'io,  ma  ho  da  fare
(oppure: se non avessi da fare).
      - Una  volta  nella  nostra  cappella  tenevano  messe  anche  per  il
pubblico. Quest'anno  no.  Saresti  venuto,  vero?  (G.  Arpino,  'La  suora
giovane').
      Anche in questi casi è  possibile  l'uso  alternativo  dell'indicativo
imperfetto :
      - A Roma domani ci venivo anch'io se non avessi da fare(Moravia).

E' forse utile tornare a riflettere un po' su quel génère particolare di
condizionamenti  come 'suggeriti da opportunità o nécessita di adattamento
comportamentale a specifici aspetti situazionali', che, pur non
esplicitati, ciascuno di noi intuisce, avere, cogliere, e in base ai quali
(riluttante o no) regola il proprio modo di comportarsi. Tali aspetti
variano col variare a) delle situazioni (più formali, meno formali, non
formali), b) della funzione comunicativa (narrativa, espressiva, conativa,
imperativa ...) o c) (forse più spesso) degli interlocutori (e in base al
loro ruolo sociale, all'età, al sesso, al loro contingente stato urnorale,
allé loro azioni e reazioni). Sono tipi vari di condizionamenti che,
dettati in génère dal desiderio o comunque dalla nécessita di stabilire
armonia di rapporti, non solo comunicativi, determinano le nostre scelte (o
stratégie) di comportamento, e dunque anche linguistiche.

      E' cosi che si può spiegare, ad esempio, una frase  come  la  seguente
formulata da chi desiderasse far  conoscere  la  propria  casa  a  qualcuno:
'Questa sarebbe la mia casa'. Come 'sarebbe'? E' o non è? E',  naturalmente,
ma  rapporte  di  cortesia   suggerisce   che   la   brusca   referenzialità
dell'indicativo  si  attenui  nel  senso  di  conciliante   garbatezza   del
condizionale. Mediante il quale il  parlante  sembra  quasi  subordinare  la
vérità  di  quanto  afferma  al   punto   di   vista,   all'approvazione   o
disapprovazione del suo interlocutore: che  rappresenta  un  condizionamento
non trascurabile.
  Situazioni comunicative analoghe, soprattutto parlate, ricorrono con
  assoluta quotidianità. E il condizionale vi appare lo strumento
  pragmatico , tipico di un rapporte che predilige i modi délla conciliante
  offerta o richiesta di disponibilità, della garbata proposta, délla
  discreta esitazione, délla valutazione rispettosa e misurata, délla
  distaccata ironia, della domanda aperta e possibilista.

      Le espressioni qui di seguito proposte come esempio  potrebbero  avère
la condizione o il condizionamento espressi  o  sottintesi  (come  suggeriti
dalla situazione in se). Noi abbiamo  preferito  questa  seconda  soluzione,
ritenendola la  più  ricorrente  nella  realtà  comunicativa.  In  parentesi
accenneremo comunque a qualche esempio,  e  non  sempre  con  l'esplicitante
'se'. Non di rado  verra  fatto  di  notare  che  i  significati  potrebbero
variare col variare del tipo di situazione:
      • semplice potenzialità nel présente  o  nel  passato:  In  casi  come
questo, qualcuno parlerebbe (avrebbe parlato) di tradimento.
      • aperta offerta di disponibilità: Pagherei chissà che per un bicchier
d'acqua. (Ma ho paura che sarà difficile averlo) Qui il  passato  suonerebbe
come un rammarico: Avrei pagato chissà che (...).
      • richiesta gentile (con verbo  di  'volontà'):  Vorrei  un  caffe.  -
Preferirei rimanere sola. (Se non vi dispiace)
      In casi come questo, soprattutto con i verbi 'volere' e  'desiderare',
il richiedente potrebbe anche usare l'imperfetto attenuativo' .  E  cio,  in
particolare, come risposta a una  richiesta  fatta  con  l'imperfetto  della
medesima modalità da parte dell'interlocutore;  il  quale,  per  altro,  non
potrebbe usare il condizionale, che (si  veda  più  sotto)  suonerebbe  come
provocazione:  'Che  desidera   (voleva,   desiderava)'   'Volevo   (vorrei,
desideravo), un caffe.'

    Qui il passato suonerebbe come rinuncia o rimprovero: Avrei voluto un
                                    caffe
      (esempio: ma ho fatto bene a non.../ ma tu...)
      • richiesta resa più conciliante e gentile dalla forma  interrogativa:
Mi daresti (potrei avère) un bicchier d'acqua?
      Qui il passato suonerebbe come richiesta di informazione.
      • gentile invito, e rifiuto gentilmente esitante: 'Ci verresti (vieni)
al cinéma con noi?' 'Ma io, veramente, avrei da studiare.'
      Qui il passato suonerebbe come gentile richiesta di  informazione  con
relativa gentile risposta.
      • manifestazione di un desiderio (che potrebbe  anche  nascondere  una
richiesta): Verrai (tanto) volentieri a Roma con  te.  (Se  non  temessi  di
disturbarti) -Adesso si che mi fumerei una bella sigaretta!  (Non  hai  mica
da offrirmela?)
      • domanda per conforma: Sarebbe quello tuo genero? - Questo sarebbe il
libro di cui mi parlavi? (Se non mi sbaglio questo potrebbe essere...)
      Talvolta  anche  con  qualche  moto  di  meraviglia  o  incrédulità  o
ammirazione o invidia: Sarebbe questa la tua  Lucia?  -  Quel  piccolino  li
parlerebbe già cinque lingue?
      • presentazione di qualcuno o qualcosa in  tono  discreto  e  sommesso
(usando 'essere'): Questa sarebbe la mia  biblioteca.  (Anche  se  piuttosto
modesta)
• sommesso intervento del parlante (per consiglio, proposta o altro
gentilmente sollecitato dall'interlocutore), anche introdotto da un verbo
corrispondente: Oddio, io qualcosa in testa ce l'avrei pure. (N. Boni, in
'La stampa', 8-8-1988) - 'Tu che dici (pensi, consigli, suggerisci //
diresti, penseresti, consiglieresti, suggeriresti) di fare stasera?' 'Io
direi (penserei, consiglierei, suggerirei) di fare una partitina a poker'.
(Se posso, io direi...).
      Qui il passato suonerebbe come  ripensamento  su  qualcosa  che  forse
avrebbe potuto o dovuto essere fatto.
• opinione in tono attenuate (di chi, spesso anche il verbo 'dovere',
mostra molta fiducia sulla probabilità di realizzazione):
      Una soluzione salomonica  che  dovrebbe  mettere  a  tacere  tutte  le
polemiche (...). (in 'il Giornale', 27-10-1995)
      • opinione garbatamente a contrario: 'Gli scalatori di  alta  montagna
sono degli sconsiderati perché mettono a  repentaglio  la  loro  vita.  Lei,
dottore, che ne  pensa?'  'Ma  io,  veramente,  non  sarei  cosi  severo  in
proposito.'
      • presa di distanza ironicamente tagliente in  forma  di  domanda:  Un
ipotetico professore a un ipotetico interrogato: 'E  tu  avresti  studiato?'
(come a dire: 'Checché tu insista a dire, non hai studiato proprio.')  -  'E
quello sarebbe un  bravo  medico?'  (si  potrebbe  dire  di  un  medico  che
immeritatamente gode di buona fama)
      • domanda in tono di incredulità o  di  risentimento  per  impedire  o
disapprovare fatti o progetti dell'interlocutore o di  altri;  o  anche  per
provocare  l'interlocutore  stesso:  Che  farebbe  tuo  fratello   stasera!?
Uscirebbe?! (Come a dire: 'Se ha  un'intenzione  del  génère,  se  la  tolga
dalla testa.') - Tu esporresti un tale  monumento  in  luogo  pubblico?  (l.
Silone, Il segreto di Luca) - 'Come sarebbe a dire?!' chiese il  commissario
sbarrando gli occhi. (P. Chiara, I giovedi della signora Giulia').
      La stessa domanda al passato, puo anche servire a smentire un fatto  o
a difendersi da qualche accusa: Anna: 'E' stato Carlo a dire che  Luigi....'
Carlo: Che cosa avrei detto io?'.


III. IL periodo IPOTETICO

1.Le frasi ipotetiche

Le frasi ipotetiche (cioè le proposizioni subordinate introdotte nella gran
parte dei casi dall'operatore di subordinazione se) formano, insieme alle
proposizioni sovraordinate da cui dipendono, frasi complesse
tradizionalmente chiamate «periodi ipotetici», che noi chiameremo anche
«costrutti condizionali».
All'interno di un costrutto condizionale la proposizione subordinata viene
chiamata «protasi», mentre la proposizione sovraordinata viene chiamata
«apodosi»; prese singolarmente protasi ed apodosi possono essere frasi
semplici, come in (1), oppure frasi complesse che contengono proposizioni
coordinate, come in (2), o frasi complesse contenenti (almeno) una
proposizione subordinata come in (3):
(1)    Se partiamo abbastanza presto, non troveremo molto traffico.
(2)    Se il treno non è in ritardo ed i vagoni non sono troppo affollati,
faremo un viaggio comodo ed arriveremo in tempo per la partita.
(3)    Se credi di essere troppo stanco per fare quel lavoro, sarà meglio
affidarlo a qualche altro tuo collega.
Inoltre l’apodosi di un costrutto condizionale non deve essere
necessariamente una proposizione principale, ma può essere a sua volta
subordinata ad un'altra proposizione principale, come in (4):Mi hanno detto
che dovrò fare un'ottima prova, se voglio veramente ottenere l'incarico.

a)Semantica del costrutto condizionale
Parlando di «periodo ipotetico» e «costruttto condizionale»  si identifica
la costruzione in base alle sue caratteristiche funzionali: con la protasi
si «ipotizza» una «condizione», soddisfatta la quale si ha come
«conseguenza» quanto espresso dall'apodosi. Il costrutto esprime
globalmente un'ipotesi  ed instaura fra il contenuto proposizionale della
protasi (che simbolizzeremo con «p») e quello dell'apodosi (che
simbolizzeremo con «q») un rapporto del tipo «condizione-conseguenza».
Per esempio, con una frase come (1) si ipotizza che, soddisfatta la
condizione di una partenza sufficientemente mattiniera (p), si avrà come
conseguenza un viaggio tranquillo per la scarsità di traffico (q): p e q
non sono presentati sicuramente ed indipendentemente come veri, ma data la
verità di p deve seguirne la verità di q. Questo aspetto del significato di
un costrutto condizionale può essere così riassunto: un costrutto
condizionale ipotizza che i contenuti proposizionali di protasi ed apodosi
siano entrambi veri («se p, q» - «Pvero E qvero»).

Nel caso in cui alla partenza mattiniera (p) faccia poi séguito un viaggio
clamorosamente ritardato dal traffico (non-q) la frase in (1) sarà
considerata un «cattivo» consiglio, oppure una previsione «sbagliata»: un
costrutto condizionale non prevede che il contenuto proposizionale della
protasi sia vero e che quello della apodosi sia falso.
Inoltre nella comunicazione quotidiana, ordinaria, l'enunciazione di una
sequenza come (1) suggerisce all'interlocutore che una partenza ritardata
(non-p) avrebbe come conseguenza l'incontro di un denso traffico (non-q).
Questo suggerimento, esprimibile con (5), è una «inferenza sollecitata» (o
«invitata») dal costrutto condizionale esemplificato in (1), e mostra un
altro aspetto del significato di un periodo ipotetico, così riassumibile:
un costrutto condizionale ipotizza che i contenuti proposizionali di
protasi ed apodosi siano entrambi falsi («se p, q» — «pFalso E q Falso»):
(5) Se non partiamo abbastanza presto, troveremo molto traffico.
Unendo quanto proposto finora, possiamo dire che un costrutto condizionale
ipotizza che i contenuti proposizionali di protasi ed apodosi possano
essere o entrambi veri, o entrambi falsi (grazie all'inferenza
sollecitata).
Questo significato, ottenuto per (1) combinando appunto (1) e (5), ovvero
la sua inferenza sollecitata, corrisponde a quello espresso direttamente ed
esplicitamente da un costrutto condizionale con la protasi introdotta
dall'operatore di subordinazione solo se:
(6) Solo se partiamo abbastanza presto non troveremo molto traffico.
Un costrutto come (6), detto «bi-condizionale», ha un significato
parafrasabile proprio con l'accostamento di (1) e di (7):
(7) Se non partiamo abbastanza presto, troveremo molto traffico.
La sinonimia tra i costrutti condizionali e quelli bicondizionali, e tra
gli operatori di subordinazione se e solo se, è però solo apparente: un
costrutto bicondizionale, grazie alla presenza di solo se, ha sempre e per
forza l'interpretazione ottenibile combinando insieme gli schemi presentati
sopra, mentre un costrutto condizionale semplice può avere sia
l'interpretazione bicondizionale (grazie all'inferenza sollecitata) sia
l'interpretazione più debole, priva dell'inferenza sollecitata.
Per esempio, una sequenza come (8) presenta, tramite la coordinazione dei
due infiniti, non una ma due condizioni, e può essere parafrasata con un
costrutto che abbia due protasi coordinate, una per ogni condizione, come
(9):
(8) Se continua a non piovere e a non nevicare, la prossima estate
rischieremo la siccità.
(9) Se continua a non piovere e se continua a non nevicare, la prossima
estate rischieremo la siccità.
Ma in (9) non è possibile dare una interpretazione bicondizionale alle due
protasi, e non è possibile sostituire i due se con due solo se, come si
vede dalla inaccettabilità di (10):
(10) Solo se continua a non piovere e solo se continua a non nevicare, la
prossima estate rischieremo la siccità.
Infatti il significato di solo entra in contraddizione con il significato
di e; l'unica interpretazione possibile per i due se di (9) è quella
semplice, priva dell'inferenza sollecitata. L'interpretazione
bicondizionale (con l'inferenza sollecitata) può emergere solo combinando
le due condizioni in un unico contenuto proposizionale complesso; così
l'interpretazione di (11) può essere parafrasata con l'accostamento di (12a-
b):
(11)    Solo se continua [a non piovere e a non nevicare], la prossima
estate rischieremo la siccità.
(12)    a. Se continua [a non piovere e a non nevicare], la prossima estate
rischieremo la siccità.
b. Se non continua [a non piovere e a non nevicare], la prossima estate non
rischieremo la siccità.
Formalizzeremo quindi la differenza di significato esistente fra i
costrutti bi-condizionali ed i costrutti condizionali con gli schemi
rappresentati rispettivamente in (13) ed in (14):
(13)   «Solo Se p, q» —» «Pvero E qvero» O «pFalso E qFalso»
(14)   «Se p,  q» — «pVero E qvero»  (O «Pfalso E qFalso»)

b)Concordanza dei tempi e semantica dei modi

L'italiano presenta un sistema standard di concordanza di modi e Tempi
verbali all'interno dei costrutti condizionali, che nella lingua
contemporanea è affiancato da una variante colloquiale che si sta
diffondendo anche a livelli più alti, e da un sistema «substandard» tipico
solamente di alcune varietà più basse.
Nel primo sistema è possibile avere l'indicativo in protasi ed apo dosi,
come in (15), il congiuntivo imperfetto nella protasi e il condizionale
semplice nell'apodosi, come in (16), e il congiuntivo piuccheperfetto nella
protasi e il condizionale composto nell'apodosi, come in (17) :
(15) Se vieni alla festa, ti divertirai moltissimo.
(16) Se venissi alla festa, ti divertiresti moltissimo.
(17) Se fossi venuto alla festa, ti saresti divertito moltissimo.
La variante colloquiale del sistema standard, presente talora anche in
livelli più alti, prevede la possibilità che l'indicativo imperfetto
sostituisca il congiuntivo piuccheperfetto nella protasi e / o il
condizionale composto nell'apodosi, come in (18):
(18)   a. Se lo sapevo prima, sarei arrivato in tempo a salutarti.
 b. Se lo sapevo prima, arrivavo in tempo a salutarti.
 c. Se l'avessi saputo prima, arrivavo in tempo a salutarti.
Il tipo in (18b) è presente nel seguente es. da Manzoni, che riproduce il
parlato spontaneo:
(19) «Se mi s'accostava un passo di più, soggiunse, l'infilavo addirittura,
prima che avesse tempo di accomodarmi me, il birbone» (A. Manzoni,
promessi sposi, cap. XXXTV)
Nell'apodosi si può avere anche il piuccheperfetto con valore di
compiutezza :
(20) Se non fosse successo / succedeva quell'incidente, a quest'ora eravamo
già arrivati.
Nel sistema «substandard» invece dei modi congiuntivo e condizionale appare
l'indicativo, così che (2 la) corrisponde all'incirca a (15) (ma a volte
anche a (16)), mentre (21b) corrisponde all'incirca a (16) e (17) (anche
questo sistema è più complesso di quanto appaia da questa sintetica
presentazione, e le corrispondenze con il sistema standard sono più
irregolari di quanto qui accennato:
(21)    a. Se vieni alla festa, ti divertirai un sacco.
 b. Se venivi alla festa, ti divertivi un sacco.
In vari usi dialettali sono più diffusi sistemi «simmetrici», con
congiuntivo in protasi ed apodosi oppure condizionale in protasi ed
apodosi. Questi usi, decisamente substandard, sono ritenuti concordemente
inaccettabili, e tuttavia appaiono frequentemente sia in varietà regionali
sia anche come lapsus. Alcuni ess. sono:
(22) «Se io fossi uomo ci andassi ogni sera» (D. Dolci, Conversazioni,
Torino, 1962, p. 290)
(23) «Io sono sicuro che se farei il boia riuscirei bene» (lo speriamo che
me
la cavo. Sessanta temi di bambini napoletani, a cura di M. D'Otta, Milano,
Mondadori, 1990, p. 41)
L'uso del congiuntivo nell'apodosi è caratteristica di certo parlato
spontaneo meridionale.
L'uso del condizionale anche nella protasi, come in (23), è molto comune
nel linguaggio infantile in tutta Italia.
Non sembra possibile, invece, la combinazione con condizionale nella
protasi e congiuntivo nell'apodosi.

c)Il sistema dell'italiano standard

Nell'italiano standard è possibile trovare diverse combinazioni di Tempi
verbali dell'indicativo in protasi ed apodosi; sono possibili, per esempio,
presente più presente, come in (24a), e presente più futuro semplice, come
in (24b):
(24)    a. Se piove, esco con l'ombrello.
b. Se (domani) piove, uscirò con l'ombrello.
Non c'è una corrispondenza obbligatoria fra Tempo verbale e tempo
cronologico: in (24a) ad esempio il presente non è necessariamente
«deittico», anzi è più facilmente interpretabile come presente
«atemporale», e in (24b) è orientato, anche grazie alla presenza di domani
nella protasi e di un tempo futuro nell'apodosi, verso il futuro.
Sono poi possibili combinazioni di futuro semplice più futuro semplice
come, in (25a), perfetto composto più presente, come in (25b), perfetto
composto più futuro semplice, come in (25c), e perfetto composto più
perfetto composto, come in (25d):
(25)    a. Se domani ci sarà bel tempo, andremo a sciare.
b. Se hai comprato il giornale, possiamo vedere che film ci sono stasera.
c. Se ti sei ricordato di portare la carbonella, forse riusciremo a
preparare la grigliata.
d. La settimana scorsa ho telefonato a Giorgio, ma non sono riuscito a
trovarlo in casa: se è andato in vacanza, ha finalmente potuto riposarsi.
In (25d) il contesto linguistico precedente il costrutto condizionale ne
permette una lettura più naturalmente ipotetica: «Non so se Giorgio è
andato in vacanza: lo ipotizzo solamente sulla base della sua mancata
risposta al telefono; nel caso ci sia andato, starà godendosi il suo
meritato riposo». Di solito invece i costrutti condizionali con i tempi
passati dell'indicativo sono più facilmente interpretati come causali, cioè
«fattuali», piuttosto che ipotetici, come si vede dalla parafrasi (26b) di
(26a):
(26)    a. Se hai sostenuto quella posizione, hai avuto torto.
b. Siccome hai sostenuto quella posizione, hai avuto torto.

Esistono costrutti condizionali con l'imperfetto in protasi ed apodosi, da
non confondere con quelli formalmente identici ma appartenenti o alla
variante colloquiale del sistema standard (v. la frase (18b)) o al sistema
«substandard» (v. la frase (21b) ; in questi costrutti il se assume un
valore parafrasabile con ogni volta che:
(27) In quel periodo se riuscivamo ad alzarci abbastanza presto correvamo
subito a guardare l'alba, e poi nella stalla per bere il latte appena
munto.
Non sono possibili costrutti condizionali con il perfetto semplice in
protasi ed apodosi , come si vede dall'inaccettabilità di (28):
(28) Se prenotammo in tempo, assistemmo alla prima di Falstaff.

Oltre all'indicativo l'italiano standard prevede nei periodi ipotetici
combinazioni di congiuntivo più condizionale; si trovano usualmente il
congiuntivo imperfetto nella protasi e il condizionale semplice
nell'apodosi, come in (29a-b), o il congiuntivo piuccheperfetto nella
protasi e il condizionale composto nell'apodosi, come in (29c):
(29)    a. Se piovesse molto forte, uscirei con l'ombrello.
 b. Se fossi un marziano, avrei le orecchie verdi.
 c. Se non foste arrivati in ritardo, non avreste perso il treno.

Sono però anche possibili costrutti che presentino il congiuntivo
piuccheperfetto nella protasi e il condizionale semplice nell'apodosi, come
in (30a): in questo modo viene segnalata la «distanza» cronologica tra i
contenuti espressi dalle due proposizioni; inoltre sono possibili costrutti
con il congiuntivo imperfetto nella protasi e il condizionale composto
nell'apodosi, come in (30b):
(30)    a. Se quell'edificio fosse stato venduto, nell'archivio del catasto
ce ne sarebbe traccia, b. Se Enrico fosse a casa, avrebbe risposto al
telefono.

Utilizzando l'opposizione tra la concordanza all'indicativo e quella al
congiuntivo-condizionale all'interno di un periodo ipotetico un parlante
indica diversi gradi di «probabilità» per i contenuti proposizionali di
protasi ed apodosi:
— l'uso dell'indicativo segnala la «possibile verità» dei contenuti;
— l'uso del congiuntivo-condizionale ne segnala la «possibile falsità».
L'opposizione è illustrata attraverso il confronto tra due costrutti le cui
proposizioni componenti esprimano gli stessi contenuti:
(31)    a. Se nevica prima di domenica, andiamo a sciare a Cortina.
 b. Se nevicasse prima di domenica, andremmo a sciare a Cortina.
In (3 la) il progetto viene presentato come molto più probabile rispetto a
(31b): nel primo caso viene configurata la possibilità che nevichi, con la
conseguente vacanza sugli sci, mentre nel secondo caso viene configurata la
possibilità che non nevichi, con la conseguente rinuncia alla vacanza sugli
sci.
Questa differenza si evidenzia con una prova di compatibilita semantica.
Aggiungendo ad un periodo ipotetico all'indicativo una frase da cui si
possa inferire la «sicura falsità» del contenuto proposizionale della
protasi, si ottiene una sequenza semanticamente anomala, perché la
«possibile verità» segnalata dall'indicativo si scontra con un contenuto
«sicuramente falso»:
(32) Se Gianni è in macchina ci può dare un passaggio, ma oggi Gianni è
venuto in autobus.

Allo stesso modo, aggiungendo ad un periodo ipotetico al congiuntivo-
condizionale una frase da cui si inferisca la «sicura verità» del contenuto
proposizionale della protasi si ottiene di nuovo una sequenza
semanticamente anomala, perché la «possibile falsità» segnalata dal
congiuntivo-condizionale si scontra con un contenuto «sicuramente vero»;
(33)    a. Se Gianni fosse in macchina potrebbe darci un passaggio, ma
Gianni è (sempre) in macchina.
b. Se Gianni fosse stato in macchina avrebbe potuto darci un passaggio, ma
Gianni era in macchina.

d) I costrutti 'controfattuali'

Alcuni periodi ipotetici al congiuntivo-condizionale non sembrano
comunicare la «possibile falsità» dei contenuti proposizionali di protasi
ed apodosi, quanto piuttosto la loro «sicura falsità»: sono i costrutti
tradizionalmente chiamati «controfattuali» o «periodi ipotetici
dell'irrealtà». Questi casi, comunque, non costituiscono un tipo a parte.
Come vedremo subito, i costrutti con congiuntivo imperfetto e condizionale
semplice sono interpretati come controfattuali solo quando all'indicazione
morfosintattica di «possibile falsità» si aggiungono altre indicazioni di
falsità, provenienti in genere dal confronto fra contenuto proposizionale
espresso e contesto extralinguistico; quanto ai costrutti con congiuntivo
piuccheperfetto e / o condizionale composto, essi sono sempre interpretati
come controfattuali, a meno
 che dal contesto linguistico emergano indicazioni del contrario, ovvero
segnalazioni di «non-falsità» (come si vedrà in (36), (37) e (38b)).
La controfattualità non è quindi un significato rigidamente connesso ad una
determinata concordanza di modi e Tempi verbali, ma un effetto semantico
complesso, che deriva dall'interazione della morfosintassi (congiuntivo
imperfetto più condizionale semplice o congiuntivo piuccheperfetto e / o
condizionale composto) con il contenuto proposizionale di protasi ed
apodosi e con il contesto linguistico ed extralinguistico.
La combinazione «congiuntivo imperfetto nella protasi + condizionale
semplice nell'apodosi» sembra neutralizzare l'opposizione tra «mera
ipoteticità» e «controfattualità», poiché può esprimere sia l'uno sia
l'altro valore semantico; essa è utilizzabile per esempio anche in (34a),
che presenta solo un'ipotesi, e non due contenuti proposizionali «falsi»:
(34)    a. Se piovesse molto forte, uscirei con l'ombrello. (= 29a)
 b. Se fossi un marziano, avrei le orecchie verdi. (= 29b)
Un costrutto come (34a) può essere enunciato con tono polemico, da un
parlante che sta uscendo «senza» ombrello in una giornata appena
piovigginosa: in questo caso si otterrebbe una interpretazione
«controfattuale», come, all'incirca, «non piove molto forte, e (perciò) sto
uscendo senza ombrello».
La controfattualità compare dunque quando all'indicazione di «possibile
falsità» fornita dalla concordanza si aggiunge una indicazione di «sicura
falsità» derivata dal confronto tra il contenuto proposizionale espresso
dal costrutto ed il contesto extralinguistico: per (34b) il parlante
patentemente non è un marziano, e non ha le orecchie verdi; per
l'interpretazione controfattuale di (34a), al momento dell'enunciazione sta
piovendo poco, ed il parlante sta uscendo senza ombrello.
Ora, nelle frasi (35) la comparsa del congiuntivo piuccheperfetto nella
protasi e/o del condizionale composto nell'apodosi sembra segnalare la
falsità dei contenuti proposizionali espressi dal costrutto, e quindi la
controfattualità:
(35)    a. Se quell'edificio fosse stato venduto, nell'archivio del catasto
ce ne sarebbe traccia. (= 30a)
b. Se Enrico fosse a casa, avrebbe risposto al telefono. (= 30b)
c. Se non foste arrivati in ritardo, non avreste perso il treno.(= 29c)

Ma una protasi al congiuntivo piuccheperfetto non è una condizione
sufficiente per ottenere una interpretazione controfattuale; in (36) il
contesto linguistico aggiunto a (35a) mostra che con il costrutto
condizioniale il parlante sta solo compiendo un'ipotesi sul passato (da
verificare nel presente):

(36) Se quell'edificio fosse stato venduto, nell'archivio del catasto ce ne
sarebbe traccia: bisogna quindi passare a controllare in quell'ufficio.

Neppure una apodosi al condizionale composto è condizione sufficiente per
ottenere una interpretazione controfattuale: (35b) sembra comunicare che
«Enrico non è a casa, e (perciò) non ha risposto al telefono», ma la
versione «condizionale concessiva» di (35b), cioè
(37),  presenta ugualmente una apodosi al condizionale composto, senza per
questo segnalarne la falsità:
(37)    a. Anche se Enrico fosse a casa, non avrebbe risposto al telefono.
b. Se Enrico fosse a casa, non avrebbe comunque risposto al telefono.
(37) è parafrasabile con «è possibile che Enrico sia a casa, ed è possibile
che non lo sia; in un caso come nell'altro 'non' risponderebbe al
telefono».
Anche nel caso in cui compaiano sia il congiuntivo piuccheperfetto nella
protasi sia il condizionale composto nell'apodosi l'interpretazione
controfattuale non è garantita. Se infatti (38a) sembra indicare che il
protagonista «non» è partito alle 3, e che (quindi) «non» è arrivato alle
9, una sequenza come (38b), con due costrutti condizionali collegati
asidenticamente, mostra che il parlante sta facendo solo ipotesi sul
passato, come nel caso di (36), e non ha alcuna certezza sulla falsità dei
contenuti proposizionali espressi da protasi ed apodosi:

(38)    a. Se avesse preso il treno delle 3 sarebbe arrivato alle 9.
b. Se avesse preso il treno delle 3 sarebbe arrivato alle 9; se avesse
preso quello delle 5 sarebbe arrivato alle 11; adesso sono le 13, e quindi
dovremmo comunque trovarlo in albergo.
Le stesse ipotesi, presentate con maggior sicurezza, possono essere
espresse dalla versione all'indicativo di (39):

(39) Se ha preso il treno delle 3 è arrivato alle 9; se (invece) ha preso
quello delle 5 è arrivato alle 11; adesso sono le 13, e quindi lo troveremo
sicuramente in albergo.

Per quanto abbiamo detto, non è stata utilizzata qui la tradizionale
distinzione fra periodo ipotetico della realtà, periodo ipotetico della
possibilità, e periodo ipotetico della irrealtà (ispirata dalla
tripartizione latina fra casus nalis, casus posstbilis, e casus trrealis).
Secondo questa distinzione, infatti, ogni tipo di periodo ipotetico è
correlato ad una specifica concordanza di modi e Tempi: l'indicativo
segnala una ipotesi reale, il congiuntivo imperfetto ed il condizionale
semplice segnalano una ipotesi possibile, o una ipotesi irreale nel
presente, ed il congiuntivo piuccheperfetto ed il condizionale composto
segnalano una ipotesi irreale nel passato. Ma in italiano standard un
periodo ipotetico con la concordanza al congiuntivo piuccheperfetto e / o
condizionale composto può avere sia una lettura controfattuale (irrealtà),
come negli esempi (35) e (38a), sia una lettura meramente ipotetica
(possibilità), come negli esempi (36), (37) e (38b). Un costrutto
condizionale con la concordanza all'indicativo può segnalare una ipotesi
reale, come negli esempi (24) e (25), ma anche la correlazione di due
«fatti», come in (26a), e può avere persino una lettura controfattuale,
come combinazione di due contenuti proposizionali «falsi».

Se un periodo ipotetico viene inserito in un discorso indiretto al passato
(e gli eventi citati sono già avvenuti al momento dell'enunciazione) la
concordanza dei modi e dei Tempi prevede solo la combinazione «congiuntivo
piuccheperfetto + condizionale composto», indipendentemente dalla forma che
il costrutto potrebbe avere nella corrispondente versione in discorso
diretto. Così la «scelta» dei modi e Tempi di (40d), obbligata dalla
concordanza del discorso indiretto, «neutralizza» completamente le
differenze semantiche sia modali che temporali esistenti fra le prime tre
frasi di (40):

(40)    a. Aldo mi ha detto: «Se XY vince / vincerà le elezioni, ti offro /
offrirò una cena».
b. Aldo mi ha detto : «Se XY vincesse le elezioni, ti offrirei una cena».
c. Aldo mi ha detto: «Se XY avesse vinto le elezioni, ti avrei offerto una
cena».
d. Aldo mi ha detto che se XY avesse vinto le elezioni mi avrebbe offerto
una cena.

e) Concordanza mista indicativo e congiuntivo-condizionale

Oltre alle combinazioni illustrate , si trovano in italiano standard
periodi ipotetici con una concordanza «irregolare» di modi e tempi, con
indicativo nella protasi e condizionale nell'apodosi, o congiuntivo nella
protasi ed indicativo nell'apodosi:
(41)    a. Se vuoi proprio ottenere quell'incarico, dovresti recarti domani
stesso dal funzionario responsabile.
 b. Se (poi) volessi ottenere proprio quell'incarico, devi recarti domani
stesso dal funzionario responsabile.
Il confronto fra questi due esempi e costrutti dallo stesso contenuto
proposizionale ma con concordanza «regolare», come (42), mostra come il
cambiamento di modo fra protasi ed apodosi non segnali altro che il
«diverso grado di probabilità» assegnato dal parlante ai
diversi contenuti proposizionali espressi:
(42)    a. Se vuoi proprio ottenere quell'incarico, devi recarti domani
stesso dal funzionario responsabile.
b. Se (poi) volessi ottenere proprio quell'incarico, dovresti recarti
domani stesso dal funzionario responsabile.
In questi due esempi il livello di ipoteticità è lo stesso sia per il
contenuto proposizionale della protasi sia per quello dell'apodosi, mentre
in (41a) il condizionale nell'apodosi «indebolisce» il valore deontico di
dovere, favorendo l'interpretazione del costrutto più come consiglio che
come ordine, ed in (41b) il congiuntivo nella protasi presenta come più
remoto il desiderio dell'interlocutore.
Un altro esempio può essere fornito dal confronto tra le due frasi
seguenti:
(43)    a. Se piovesse, uscirei con l'ombrello.
 b. Se piovesse, uscirò con l'ombrello.
In (43a) il parlante sta avanzando una mera ipotesi, quasi del tutto
staccata dal reale, mentre in (43b) l'inserimento del futuro semplice
dell'indicativo nell'apodosi trasforma il costrutto nell'espressione di un
proposito: «in caso - che ritengo improbabile - di pioggia, ho la ferma
intenzione di uscire con l'ombrello».
Lo stesso effetto di «indebolimento» visto nell'apodosi di (41a) si ha nel
condizionale indipendente. In una richiesta come «Vorrei mezzo chilo di
ravioli di magro», enunciata ad esempio in una panetteria, il condizionale
permette di presentare il desiderio del cliente come più «remoto», e quindi
meno aggressivo, e la frase risulta decisamente più cortese rispetto a
«Voglio mezzo chilo di ravioli di magro», con l'indicativo. Sempre in
«condizionale indipendente», l'effetto di indebolimento si trova in frasi
in cui il parlante si presenta in forma modesta, come nel seguente dialogo:
«A - Scusi, ma lei chi è? B - Ma, io veramente sarei l'idraulico (che lei
aveva fatto chiamare)», ed in brani di testi narrativi, soprattutto
giornalistici, in cui l'autore non ha la totale sicurezza della verità o
attendibilità di quanto sta riportando, e segnala il suo «distacco» proprio
con il condizionale, semplice o composto: «(Secondo le nostre informazioni)
II presidente si sarebbe recato presso la sua villa nei sobborghi della
città, per tenere una riunione con i suoi principali collaboratori, e vi si
troverebbe tuttora, in attesa di segnali più chiari dalla capitale».


f) Il sistema substandard di concordanza di modi e tempi

II sistema «substandard» di concordanza di modi e Tempi,  è tipico
solamente di alcune varietà più basse; esso ha sostituito l'opposizione tra
«possibile verità» e «possibile falsità» del sistema standard con una
opposizione tra «possibile» e «controfattuale». II sistema «substandard»
conserva infatti le varie combinazioni di tempi dell'indicativo per
l'italiano standard, ma utilizza l'indicativo anche per esprimere
l'interpretazione non controfattuale di frasi come (44a) dell'italiano
standard:
(44)    a. Se piovesse molto forte, uscirei con l'ombrello. (= 34a)
 b. Se piove molto forte, esco con l'ombrello.
Per i costrutti controfattuali invece, il sistema «substandard» utilizza
l'indicativo imperfetto in protasi ed apodosi ; l'interpretazione
controfattuale di (44a) è resa da (45a), e la stessa concordanza è
utilizzata per esprimere gli altri costrutti ad interpretazione
controfattuale (l'uso del piuccheperfetto nella protasi di (45f) segnala lo
scarto temporale esistente fra il contenuto proposizionale della protasi e
quello dell'apodosi):
(45)    a. Se pioveva molto forte, uscivo con l'ombrello.
 b. Se ero un marziano, avevo le orecchie verdi.
c. Se Enrico era a casa, rispondeva al telefono.
 d. Se non arrivavate tardi, non perdevate il treno.
 e. Se prendeva il treno delle 3 arrivava alle 9.
 f. Se quell'edificio era stato venduto, nell'archivio del catasto ce n'era
traccia.

L'uso dell'indicativo imperfetto nei costrutti condizionali del sistema
«substandard» ha implicazioni solo modali, e non più temporali, potendo
essere usato per esprimere la controfattualità al passato, al presente, ed
al futuro:
(46)    a. Se ieri venivi alla festa, ti divertivi un sacco.
 b. Se adesso eri alla festa, ti divertivi un sacco.
 e. Se domani venivi alla festa, ti divertivi un sacco.
Il valore di controfattualità dell'indicativo imperfetto nei costrutti
condizionali del sistema «substandard» è confermato dall'applicazione delle
stesse prove per dimostrare l'interpretazione non obbligatoriamente
controfattuale della combinazione «congiuntivo piuccheperfetto e / o
condizionale composto» in italiano standard. Infatti (47), con l'imperfetto
a segnalare la controfattualità ed il contesto linguistico successivo a
segnalare invece l'ipoteticità nel passato, è inaccettabile, mentre (48),
che è la versione di (38b) nel sistema «substandard», non è del tutto
accettabile:
(47) Se quell'edificio era stato venduto, nell'archivio del catasto ce
n'era traccia: bisogna quindi passare a controllare in quell'ufficio.
(48) Se prendeva il treno delle 3 arrivava alle 9; se invece prendeva
quello delle 5 arrivava alle 11; adesso è mezzogiorno, e quindi lo troviamo
comunque in albergo.


g) Costrutti condizionali pseudocoordinati

In alcuni casi un rapporto «condizione-conseguenza» non viene espresso da
una apodosi sovraordinata contenente una protasi subordinata introdotta da
se (come negli esempi visti fin qui), ma da una sequenza di due frasi
apparentemente coordinate, collegate eventualmente da operatori di
congiunzione o disgiunzione; la prima frase può essere imperativa o
interrogativa (polare):
(49)    a. Alza le mani o / altrimenti / se no sparo!
 b. Ripetilo e ti rompo la testa!
c. Dammi retta e non ti pentirai!
d. Vuoi un gelato? Te lo vado subito a prendere.
 e. Cercano la rissa? Gli daremo un sacco di botte.

Di solito se la prima frase è interrogativa la seconda frase può essere
introdotta da un operatore di congiunzione, ma non da un operatore di
disgiunzione:
(50)    a. Vuoi un gelato? E io te lo vado subito a prendere.
b. Vuoi un gelato? O / Altrimenti / Se no non te lo vado subito a prendere.
(51)    a. Cercano la rissa? E noi gli daremo un sacco di botte.
b. Cercano la rissa? O / Altrimenti / Se no non gli daremo un sacco di
botte.
I costrutti in (49) costituiscono delle «pseudocoordinazioni», e sono
normalmente parafra-sabili tramite costrutti condizionali subordinati:
(52)    a. Se non alzi le mani sparo.
b. Se lo ripeti ti rompo la testa.
e. Se mi dai retta non ti pentirai.
d. Se vuoi un gelato te lo vado subito a prendere.
e. Se cercano la rissa gli daremo un sacco di botte.

Dal punto di vista delle azioni linguistiche eseguibili con questi
costrutti, si può dire che in (49), come in (52), si trovano ordini
modificati da minacce (a. e b.), esortazioni modificate da previsioni
favorevoli (e.), offerte precedute da richiesta di conferma (d.), e minacce
(e.).
Per l'interpretazione semantico-pragmatica di questi costrutti è necessario
ricordare in primo luogo che fanno immediatamente scattare l'inferenza
sollecitata:
(53)    a. Se alzi le mani non sparo.
b. Se non lo ripeti non ti rompo la testa.
c. Se non mi dai retta ti pentirai.
d. Se non vuoi un gelato non te lo vado (subito) a prendere.
e. Se non cercano la rissa non gli daremo un sacco di botte.

Su questa base l'interpretazione dell'imperativo come ordine (a.-b.) o come
consiglio (e.) dipende dal valore «argomentativo» della seconda frase: in
(49a-b) l'interlocutore non vede come positivo il fatto che gli si spari o
gli si voglia rompere la testa, sceglie come preferenziale la lettura di
(53a-b) (cioè l'inferenza sollecitata), ed interpreta l'imperativo come
ordine (positivo in a., per la presenza dell'operatore di disgiunzione,
negativo in b., per la presenza dell'operatore di congiunzione); in (49c),
invece, il non rischiare di «pentirsene» è visto come positivo,
l'interlocutore sceglie come preferenziale la lettura in (52c), ed
interpreta l'imperativo come consiglio, o esortazione.
Anche le frasi b. e c. possono essere realizzate con operatori di
disgiunzione (come a.), negando la proposizione opportuna secondo il
meccanismo appena illustrato:
(54)    a. Non ripeterlo o / altrimenti / se no ti rompo la testa.
 b. Dammi retta o / altrimenti / se no ti pentirai.

Va segnalato che (54b), come anche (53c), è facilmente interpretabile non
solo come consiglio, ma anche come ordine modificato da una minaccia: ciò
dipende dall'eventuale «controllo» del parlante sul «pentimento» dell
'interlocutore.
Le frasi (52) possono comparire con la concordanza «congiuntivo nella
protasi + condizionale nell'apodosi»; con la combinazione «congiuntivo
imperfetto + condizionale semplice» conservano, sep-pur indebolito, il
valore di azioni linguistiche come ordini, consigli, esortazioni, minacce,
ecc., mentre con la combinazione «congiuntivo piuccheperfetto +
condizionale composto» possono essere intesi solo come condizionali
dichiarativi:

(55)    a. Se non alzassi le mani sparerei.
b. Se lo ripetessi ti romperei la testa.
e. Se mi dessi retta non ti pentiresti.
d. Se volessi un gelato te lo andrei subito a prendere.
e. Se cercassero la rissa gli daremmo un sacco di botte.
(56)    a. Se non avessi alzato le mani avrei sparato.
b. Se lo avessi ripetuto ti avrei rotto la testa.
e. Se mi avessi dato retta non ti saresti pentito.
d. Se avessi voluto un gelato te lo sarei subito andato a prendere.
e. Se avessero cercato la rissa gli avremmo dato un sacco di botte.

I costrutti «pseudocoordinati» esemplificati in (49), invece, non

possono seguire la concordanza normale dei condizionali, neppure nella
proposizione che corrisponde all'apodosi della costruzione subordinata:
(57)    a. Alza le mani o / altrimenti / se no sparerei / avrei sparato.
 b. Ripetilo e ti romperei / avrei rotto la testa.
 c. Dammi retta e non ti pentiresti / saresti pentito.
 d. Vuoi un gelato? Te lo andrei / sarei andato subito a pren dere.
e. Cercano la rissa? Gli daremmo / avremmo dato un sacco di botte.

h) Costruiti condizionali interrogativi e imperativi

Tutti i periodi ipotetici presi in considerazione finora presentano una
apodosi dichiarativa, ma è possibile trovare costrutti la cui apodosi è una
proposizione interrogativa o imperativa. Nel caso dell'interrogativa si
trovano le possibilità di concordanza di modi e Tempi viste fin qui, sia
per le interrogative polari sia per le interrogative argomentali:
(58)    a. Se vinci alla lotteria, comprerai un'auto nuova?
b. Se vincessi alla lotteria, compreresti un'auto nuova?
 c. Se avessi vinto alla lotteria, avresti comprato un'auto nuova?
(59)    a. Se vinci alla lotteria, cosa farai con i soldi?
b. Se vincessi alla lotteria, cosa faresti con i soldi?
c. Se avessi vinto alla lotteria, cosa avresti fatto con i soldi?
Nel caso dell'imperativa, la protasi può essere solo all'indicativo, o al
congiuntivo imperfetto:
(60)    a. Se hai bisogno di me, chiamami a casa.
 b. Se avessi bisogno di me, chiamami a casa.
 c. Se avessi avuto bisogno di me, chiamami a casa.

Periodi ipotetici di questo tipo possono essere espressi anche come
«pseudocoordinazioni», con la protasi realizzata da una domanda. In questo
caso, fermo restando l'impiego delle forme dell'imperativo nell'apodosi,
nella domanda si può trovare solo l'indicativo:
(61)    a. Hai bisogno di me? Chiamami a casa.
b. Avessi bisogno di me? Chiamami a casa.
c. Avessi avuto bisogno di me? Chiamami a casa.

Esistono alcuni costrutti introdotti dall'operatore di subordinazione se
che non sono necessariamente «ipotetici» né «condizionali», in quanto non
presentano contenuti proposizionali ipotizzati, ma «sicuramente veri» (o
«sicuramente falsi»), e fra i contenuti proposizionali di protasi ed
apodosi non esiste in genere alcun reale rapporto di «condizione-
conseguenza»: si tratta dei costrutti «bi-affermativi», e dei costrutti «bi-
negativi».

Un costrutto «bi-negativo» è caratterizzato da una apodosi dal contenuto
proposizionale patentemente falso, e da una concordanza generalmente
all'indicativo:
(62)    a. Se tu giochi bene a tennis, io sono Ivan Lendl.
 b. Se tu giocassi bene a tennis, io sarei Ivan Lendl.
 c. Se tu avessi giocato bene a tennis,  io  sarei stato Ivan Lendl.
(63)    a. Se Piero è forte a scacchi, io sono Gorbaciov.
b. Se Piero fosse forte a scacchi, io sarei Gorbaciov.
 c. Se Piero fosse stato forte a scacchi, io sarei stato Gorbaciov.

Fra il contenuto proposizionale della protasi e quello dell'apodosi può
esistere, ma non necessariamente, un qualche collegamento di tipo logico:
infatti in (62a) si può ricostruire un paragone del tipo «Se il tuo modo di
giocare a tennis si può definire 'buono', allora il mio modo può essere
comparato a quello di un campione», ma in (63a) non è assolutamente
possibile, o è comunque poco naturale, instaurare un collegamento logico
tra l'abilità di qualcuno a scacchi e la (falsa) identità del parlante con
il premier sovietico.
Il meccanismo di questi costrutti si basa sulla semantica del periodo
ipotetico: «se p, q» —» «pVero E qVero» (O «pFalso E q falso»)- Un
costrutto condizionale viene in genere interpretato, grazie all'inferenza
sollecitata, come bicondizionale, il che significa che i contenuti
proposizionali di protasi ed apodosi possono essere o entrambi veri o
entrambi falsi; in un costrutto «bi-negativo» la falsità del contenuto
proposizionale dell'apodosi si riflette, in base alla parte tra parentesi
dello schema appena visto, sul contenuto proposizionale della protasi, che
risulta così anch'esso falso:
(64) È falso che io sia Ivan Lendl, e (quindi) è falso che tu giochi bene a
tennis.
(65) È falso che io sia Gorbaciov, e (quindi) è falso che Piero sia forte a
scacchi.
Infatti i costrutti di questo tipo sono di solito utilizzati per esprimere
un parere sarcastico sulla falsità del contenuto proposizionale della
protasi, enunciato o proposto dall'interlocutore:

(66) Se lei è un poliziotto, mia moglie è Sofia Loren.

La coloritura sarcastica deriva, oltre che dall'accostamento di due
contenuti proposizionali che non hanno necessariamente a che fare l'uno con
l'altro, anche dall'inserimento di un contenuto proposizionale patentemente
falso in uno schema di concordanza (l'indicativo) il cui valore semantico è
la segnalazione di «possibile verità».

Un effetto molto simile, anche se non identico, a quello dei costrutti «bi-
negativi» veri e propri si ottiene con una apodosi all'imperativo,
normalmente interpretata come sfida che non sarà raccolta:
(67) Se sei un bravo cuoco, preparami subito un filetto al pepe verde!
(68) Se lei è un poliziotto, mi mostri subito la sua tessera di
riconoscimento!
Il meccanismo è lo stesso illustrato sopra, ma con un passaggio logico in
più: se la sfida non viene raccolta, ciò significa che lo sfidato non è in
grado di realizzare il contenuto proposizionale dell'apodosi, e che quindi
non si trova nelle condizioni ipotizzate dalla protasi.
Un'altra possibilità è costituita dall'uso di un'apodosi interrogativa, che
presupponga un contenuto proposizionale in contrasto con quello della
protasi:
(69) Se ha preparato per tre mesi questo esame, perché non sa rispondere ad
una domanda così semplice?
Lo scopo dell'apodosi interrogativa non è principalmente quello di ottenere
una risposta, quanto quello di comunicare che il candidato «non sa
rispondere ad una domanda semplice», e che (quindi) «non si è preparato per
l'esame».

Un costrutto «bi-affermativo» presenta invece come contenuti proposizionali
della protasi e / o dell'apodosi fatti comunemente noti come veri, che
fanno parte delle conoscenze comuni condivise, e sono quindi «presupposti
pragmaticamente». Proprio per questo possono comparire solo con concordanza
all'indicativo (il valore semantico della combinazione «congiuntivo-
condizionale» è infatti la segnalazione della «possibile falsità» dei
contenuti delle due proposizioni:
(70)    a. Se la situazione nel Golfo Persico è critica, quella dei campi
profughi di Gaza non è certo allegra.
 b. *Se la situazione nel Golfo Persico fosse critica, quella dei campi
profughi di Gaza non sarebbe certo allegra.
 c.  'Se la situazione nel Golfo Persico fosse stata critica, quella dei
campi profughi di Gaza non sarebbe stata certo allegra.

Come nei «bi-negativi», anche in questo tipo di costrutti non esiste
necessariamente un rapporto di «condizione-conseguenza» fra i contenuti
proposizionali di protasi ed apodosi; in genere si instaura un rapporto di
semplice correlazione o collegamento, come in (70a), o un rapporto che può
essere interpretato come causale, o avversativo, o concessivo, come si vede
dagli esempi in (71) e dalle loro parafrasi esplicitamente causali,
avversative, e concessive, in (72):
(71)    a. Se è nevicato già in ottobre, avete avuto un inverno
freddissimo.
b. Se Ugo era adirato, Maria era tranquilla.
c. Se il parere del Fondo Monetario Internazionale sull'economia del nostro
paese è stato positivo, non dobbiamo dimenticare la ripresa
dell'inflazione.
(72)    a. Poiché è nevicato già in ottobre, avete avuto un inverno
freddissimo.
b. Ugo era adirato, ma Maria era tranquilla.
c. Sebbene il parere del Fondo Monetario Internazionale sull'economia del
nostro paese sia stato positivo, non dobbiamo dimenticare la ripresa
dell'inflazione.
Protasi ed apodosi dei costrutti «bi-affermativi» possono essere
«rinforzate» da elementi che sottolineano la verità dei contenuti
proposizionali espressi, o che ne rimarcano la correlazione:
(73) Se è vero che la situazione nel Golfo Persico è critica, è anche vero
che quella dei campi profughi di Gaza non è certo allegra.
(74) Se da un lato le fazioni musulmane in Libano potevano contare
sull'appoggio siriano, dall'altro i maroniti avevano in Israele una specie
di alleato.
Questi elementi di rinforzo non compaiono invece normalmente nei costrutti
condizionali standard, che esprimono un rapporto di «condizione-
conseguenza» fra i contenuti proposizionali di protasi ed apodosi:
(75)    a. Se è vero che piove, esco con l'ombrello.
           b. Se da un lato piove, dall'altro esco con l'ombrello.

Nei costrutti «bi-affermativi» compaiono normalmente combinazioni di tempi
passati dell'indicativo, come si è visto negli esempi precedenti, ed è
anche possibile (contrariamente a quanto accade per i periodi ipotetici
standard, esempio (28)) la comparsa del perfetto semplice in protasi ed
apodosi:
(76) Se Picasso attraversò tutte le avanguardie storiche, le sue opere
furono tra i migliori esempi di classicità del '900.
Invece risulta estremamente difficile interpretare come «bi-affermativi»
costrutti al futuro: anche il ricorso ad elementi di rinforzo, come in (73)
e (74), non è sufficiente a eliminare la venatura modale di incertezza
tipica del futuro, e quindi la ipoteticità di fondo della sequenza; nemmeno
(77) è da ritenere perciò un costrutto «bi-affermativo»:
(77) Se (è vero che) verrò eletto presidente, come ormai è ceno, (è anche
vero che) sarai proprio tu il mio segretario personale.
Esistono poi alcuni costrutti condizionali molto particolari, dalle
caratteristiche simili, ma non uguali a quelle dei «bi-affermativi»:
protasi ed apodosi presentano contenuti proposizionali non ipotizzati, ma
«veri», ed il rapporto logico deve essere però espresso esplicitamente:
(78) Se Giulio se ne è andato dopo il primo tempo, (è perché) non riusciva
proprio a sopportare quel film.
Un esempio come (78) è semanticamente equivalente ad un costrutto
contenente una frase causale, come (79) qui sotto, del quale condivide
anche la sequenza «effetto dato - causa nuova» (per i concetti di «dato» e
«nuovo»; per le frasi causali: sia in (78) sia in (79) l'elemento
proposizionale «dato» (l'effetto) si trova in posizione iniziale di
costrutto, mentre la causa «nuova» si trova in posizione finale:
(79) Giulio se ne è andato dopo il primo tempo, perché non riusciva proprio
a sopportare quel film.
E anche possibile avere la causa «nuova» in posizione iniziale di
costrutto, e l'effetto «dato» in posizione finale, tramite l'utilizzo di
una frase complessa «scissa»:
(80) È perché non riusciva proprio a sopportare quel film che Giulio se ne
è andato dopo il primo tempo.
Costrutti del tipo di (78) possono però comparire solo se il rapporto
logico fra i contenuti delle due proposizioni è di tipo causale, o finale
(Sia); rapporti temporali, (81b-e), o condizionali, (81f), o concessivi,
(81g), danno luogo a sequenze agrammaticali:
(81)    a.  Se ti ho portato quei fiori è per farmi perdonare.
b. Se Antonio ha comprato un libro è quando è arrivata Maria.
 c. Se Antonio ha comprato un libro è mentre arrivava Maria.
 d. Se Antonio ha comprato un libro è prima che arrivasse Maria.
 e. Se Antonio ha comprato un libro è dopo che è arrivata Maria.
 f.   Se esco con l'ombrello è se piove.
g. Se siamo arrivati in orario è benché il treno fosse partito in ritardo.
Alcune frasi di questo tipo risultano accettabili al passato. Si confronti
(81d) con: Se Antonio ha mai comprato un libro, è stato prima che arrivasse
Maria.

Le frasi complesse scisse sono invece possibili con rapporti causali,
finali, temporali, marginalmente ipotetici, ma non concessivi:

(82)    a. È per farmi perdonare che ti ho portato quei fiori.
b. È quando è arrivata Maria che Antonio ha comprato un libro,
c. È mentre arrivava Maria che Antonio ha comprato un libro,
d. È prima che arrivasse Maria che Antonio ha comprato un libro,
e. È dopo che è arrivata Maria che Antonio ha comprato un libro,
f. E se piove che esco con l'ombrello.
g. È benché il treno fosse partito in ritardo che siamo arrivati in
orario.

i) Condizioni su azioni linguistiche

In alcuni casi la protasi esprime un contenuto proposizionale che funge da
«condizione» non per il contenuto proposizionale dell'apodosi, ma per la
realizzazione dell'azione linguistica che può essere eseguita nell'apodosi:
(83) Se hai fame, ci sono dei biscotti nella credenza.
Come si vede, la fame dell'interlocutore non è una condizione che, se
realizzata, abbia come conseguenza l'esistenza dei biscotti nella credenza,
ma è piuttosto una condizione per l'esecuzione della «offerta» di biscotti
all'interlocutore: se l'interlocutore non ha appetito non ha senso
offrirgli del cibo.
In questo tipo di costrutti condizionali l'espressione dell'inferenza
sollecitata sembra portare a risultati del tutto assurdi:
(84) Se non hai fame, nella credenza non ci sono biscotti.
Quindi non sembra possibile applicare a questi costrutti la normale
interpretazione «bicondizionale». Ma, come detto sopra, la protasi
«condiziona» non il contenuto proposizionale dell'apodosi, ma l'azione
linguistica con essa eseguibile: verbalizzando esplicitamente il tipo di
azione linguistica da compiere, l'interpretazione bi-condizionale diventa
possibile, come si vede dalla piena accettabilità dell'espressione
dell'inferenza sollecitata:
(85)    a. Se hai fame, ti offro dei biscotti.
b. Se non hai fame, non ti offro dei biscotti.
Questi costrutti condizionali sono possibili con diversi tipi di azioni
linguistiche, per esempio offerte, complimenti, domande, o asserzioni,
(86), ma appaiono inaccettabili o estremamente marginali con concordanza al
congiuntivo e condizionale, (87) e (88):
(86)    a. Se hai bisogno di me, puoi trovarmi in ufficio.
 b. Se posso permettermi, hai un gran bell'aspetto.
c. Se non sono indiscreto, cosa hai fatto ieri sera?
 d. Se le mie informazioni sono giuste, Mario ha rifiutato quel lavoro.
(87)    a. Se avessi bisogno di me, potresti trovarmi in ufficio.
 b. Se potessi permettermi, avresti un gran bell'aspetto.
c. Se non fossi indiscreto, cosa avresti fatto ieri sera?
d. Se le mie informazioni fossero giuste, Mario avrebbe rifiutato quel
lavoro.
(88)    a. Se avessi avuto bisogno di me, avresti potuto trovarmi in
ufficio.
b. Se avessi potuto permettermi, avresti avuto un gran bell'aspetto.
c. Se non fossi stato indiscreto, cosa avresti fatto ieri sera?
d. Se le mie informazioni fossero state giuste, Mario avrebbe rifiutato
quel lavoro.
(88a, e, d) sono accettabili se interpretati come condizionali standard,
con il contenuto proposizionale della protasi che condiziona quello
dell'apodosi: «non hai avuto bisogno di me, e quindi non mi hai chiamato:
ma sapevi che in caso di necessità io ero in ufficio»; «ieri sera sono
stato indiscreto; e ciò ti ha fatto tenere un determinato comportamento;
come ti saresti comportata nel caso io non fossi stato indiscreto?»; e «le
mie informazioni, che ho passato a Mario, non erano attendibili, e ciò ha
fatto sì che Mario accettasse (compiendo un errore) quel lavoro».

j) Protasi non introdotte da «se»

La protasi di periodo ipotetico può essere espressa in alcuni casi senza
l'operatore di subordinazione se. Questo avviene non solo nel caso dei
costrutti condizionali «pseudocoordinati» , ma anche con costruzioni di
tipo subordinato. Per esempio, se può essere omesso in costrutti
stilisticamente alti:
(89) «Succedesse a me sarei rovinato» (V. Pratolini, Lo scialo, Milano,
Mondadori, 1960, p. 387)
L'omissione di se non è possibile nei costrutti con la concordanza
all'indicativo, (90a). Si ha inoltre un'inversione di posizione fra verbo e
soggetto espresso (90b-c):
(90)    a.  Arrivano / Arriveranno in tempo i rinforzi, riusciremo ad
evitare la sconfitta.
b. Arrivassero / Fossero arrivati in tempo i rinforzi, riusciremmo /
saremmo riusciti ad evitare la sconfitta.
c. I rinforzi arrivassero / fossero arrivati in tempo, riusciremmo /
saremmo riusciti ad evitare la sconfitta.
Questo tipo di struttura è parallelo a quello che si ha con il gerundio e
con l'infinito , dove si ha l'inversione obbligatoria fra verbo ausiliare e
soggetto espresso. Come nel caso di gerundive e infinitive, questa
costruzione è limitata allo stile alto ed è possibile con un gruppo
ristretto di verbi al congiuntivo.
Oltre che da se le protasi di periodo ipotetico possono essere introdotte
da una serie di altri operatori di subordinazione, che sono tutti però
lessicalmente più «ricchi», hanno un significato meno astratto, e più forti
connotazioni stilistiche (in genere alte): qualora, quando, ove, laddove;
ammesso che, supposto che, nel caso che, nell'ipotesi che, nell'eventualità
che; purché, a patto che, a condizione che. Di questi operatori
descriveremo prima le caratteristiche semantiche principali che
permetteranno di raccoglierli in sottogruppi, e poi la concordanza dei modi
e dei Tempi, che è invece comune a tutti.
Qualora, quando, ove, e laddove appartengono allo stile alto, ed in
particolare connotano un linguaggio giuridico-burocratico-amministrativo:
(91)    a. Qualora il perito ne abbia avanzato esplicita richiesta, il
dibattimento potrà essere rinviato.
b. Ove / Laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo comma della
circolare ministeriale.. ., il rilascio dei documenti richiesti avverrà
entro dieci giorni.
Sono piuttosto dello stile formale ammesso che, supposto che, nell'ipotesi
che, nell'eventualità che; più corrente: nel caso che. Rispetto agli altri
operatori di questo gruppo, ammesso che e nell'eventualità che aggiungono
ai contenuti proposizionali espressi una sfumatura di maggiore
improbabilità, come si vede dalla pur lievemente diversa accettabilità
semantica degli esempi seguenti:
(92)    a. Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che Giampiero riesca
ad affittare quella casa al mare - cosa che pare molto probabile -
passeremo da lui una settimana in luglio.
 b. Ammesso che / Nell’eventualità che Giampiero riesca ad affittare quella
casa al mare - cosa che pare molto probabile - passeremo da lui una
settimana in luglio.
Molto simili agli operatori di subordinazione ammesso che e supposto che
sono (am)mettiamo (il caso) che e supponiamo che, che possono introdurre
costrutti condizionali sintatticamente coordinati:

(93)    a. Mettiamo che Franco arrivi sabato sera. Io non vado certo a
prenderlo!
b. Supponiamo che domenica ci sia bel tempo. Verreste al mare con noi?
c. Mettiamo il caso che non fossi venuto ad aspettarti all'aeroporto: per
tornare a casa avresti preso un taxi.

Ammettiamo che (come ammesso che in (92b)) aggiunge ai contenuti
proposizionali espressi dal costrutto una sfumatura di maggiore
improbabilità, come si vede dalla marginalità di: ''Ammettiamo che
Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare - cosa che pare molto
probabile: passeremo da lui una settimana in luglio.

Purché, a patto che e a condizione che introducono costrutti la cui apodosi
esprime un contenuto proposizionale che deve poter essere visto
favorevolmente dall'interlocutore, altrimenti il risultato è una sequenza
semanticamente inaccettabile:
(94)    a. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno
dei tuoi caffè, ti sarò eternamente grato.
b. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno dei tuoi caffè,
me ne andrò e non mi farò mai più vedere.
Gli stessi contenuti proposizionali possono essere inseriti in un costrutto
condizionale introdotto da se; in questo caso l'unico cambiamento è il
giudizio implicito sulla qualità del caffè preparato dall'interlocutore:
(95)    a. Se mi farai uno dei tuoi caffè, ti sarò eternamente grato.
b. Se mi farai uno dei tuoi caffè, me ne andrò e non mi farò mai più
vedere.

Invece, il contenuto proposizionale della protasi può essere di per sé
interpretato positivamente o negativamente, senza influenzare
l'accettabilità della sequenza, ma viene presentato come desiderato dal
parlante:
(96)    a. Purché / A patto che / A condizione che tu mi liberi dalla
presenza di quell'antipatico di Riccardo, ti offrirò una cena sontuosa.
b. Purché / A patto che / A condizione che tu mi liberi dalla presenza di
mia moglie, ti offrirò una cena sontuosa.
Proprio questa sfumatura di desiderio, che da una coloritura finale ai
condizionali di questo tipo, giustifica la restrizione sopra illustrata. Se
il contenuto proposizionale dell'apodosi gli sembra favorevole,
l'interlocutore tenderà a soddisfare la condizione (cioè il desiderio del
parlante) per ottenere la conseguenza: è quanto dovrebbe accadere con i
costrutti in (94a), (95a) e (96); in (95b) invece l'interlocutore non
cercherà di ottenere il contenuto proposizionale dell'apodosi (che vede
come negativo), non soddisfacendo quindi il «nondesiderio» espresso dalla
protasi. Questo tipo di inter-pretazione, possibile appunto in un costrutto
introdotto da se, come (95b), non ha luogo in (94b) a causa della presenza
di purché, a patto che e a condizione che, che richiedono, oltre ad un
contenuto proposizionale dell'apodosi «positivo» per l'interlocutore, anche
un contenuto proposizionale della protasi «desiderato», o per lo meno
presentato come tale dal parlante.
Tutti questi operatori lessicalmente «ricchi», che impongono alcune
limitazioni ai contenuti proposizionali di protasi ed apodosi, risultano
inappropriati (pur con lievi differenze da elemento ad elemento) con alcuni
dei costrutti condizionali di tipo specifico illustrati precedentemente. In
particolare appaiono inaccettabili o marginali se combinati con costrutti
«bi-negativi», «bi-affermativi», e con protasi che presentano condizioni
sull'esecuzione di azioni linguistiche (in quest'ultimo caso alcuni
operatori risultano accettabili):

(97)    a. Qualora / Ove / Laddove / Ammesso che / Supposto che /
Nel caso che / Nell'ipotesi che / Nell’eventualità che / Purché / A patto
che / A condizione che tu giochi bene a tennis, io sono Ivan Lendl.
b. Qualora / Ove / Laddove / Ammesso che / Supposto che /
Nel caso che / Nell'ipotesi che / NelTeventualità che / ''Purché / A pano
che / *A condizione che la situazione nel Golfo Persico sia critica, quella
dei campi profughi di Gaza non è ceno allegra.
c. Qualora / Ove / Laddove / Ammesso che / Supposto che / Nel caso che /
Nell'ipotesi che / Nell'eventualità che / Purché /
A patto che / A condizione che tu abbia fame, ci sono dei biscotti nella
credenza.

Per quanto riguarda la concordanza dei modi e dei Tempi, questi operatori
condividono la concordanza di se limitatamente alla combinazione
«congiuntivo + condizionale»:

(98)    a. Nell'eventualità che piovesse molto forte, uscirei con
l'ombrello.
b. Ammesso che quell'edificio fosse stato venduto, nell'archivio del
catasto ce ne sarebbe traccia.
c. Nel caso che Enrico fosse a casa, avrebbe risposto al telefono.
d. Qualora non foste arrivati in ritardo, non avreste perso il treno.

Nei casi in cui se introduce costrutti con indicativo in protasi ed
apodosi, questi operatori si combinano con congiuntivo presente e perfetto
nella protasi, e con l'indicativo nell'apodosi:

(99)    a. Se domenica ci sarà bel tempo, andremo a sciare.
b. Supposto che domenica ci sia bel tempo, andremo a sciare.
 c. Se hai comprato il giornale, possiamo vedere che film ci sono.
d. Ammesso che tu abbia comprato il giornale, possiamo vedere che film ci
sono.

k) Protasi con modi verbali non finiti

Purché, a patto che e a condizione che presentano delle varianti che
introducono protasi all'infinito: pur di, a patto ài, e a condizione di.
Questi operatori condividono le restrizioni sui contenuti proposizionali di
protasi ed apodosi , ma esprimono in modo ancora più forte la connotazione
finale, al punto che non possono combinarsi con protasi all'infinito
composto:

(100)    a. Pur di / A patto di / A condizione di ottenere un lavoro,
sono disposto a trasferirmi in un'altra città.
 b. Pur di / A patto di / A condizione di avere ottenuto un lavoro, sarei
stato disposto a trasferirmi in un'altra città.
La protasi all'infinito semplice può invece combinarsi con l'apodosi
all'indicativo ed al condizionale:
(101)    a. Pur di avere quel prestito, ho firmato / firmo / firmerò tutte
le cambiali che volevi / vuoi / vorrai.
b. A patto di lavorare con te, accetterei qualsiasi condizione.
c. A condizione di partire con te, Enrico avrebbe disdetto ogni impegno di
lavoro.
(Il soggetto non espresso dell'infinitiva è obbligatoriamente coreferente
con il SOGGETTO della predicazione  dell'apodosi sovraordinata).
Le protasi all'infinito compaiono anche introdotte semplicemente da a, che
semanticamente appare molto più neutro degli operatori appena citati, ma
compare preferibilmente con l'espressione di condizioni sulle azioni
linguistiche eseguibili con l'apodosi :
(102)    a. A dirti la verità, ti trovo ingrassato.
b. Se posso / devo dirti la verità, ti trovo ingrassato.

La combinazione di a con una protasi all'infinito composto non è
completamente esclusa (mentre lo era nel caso di pur di, ecc., v. (100)),
ma è comunque marginale:

(103)    a. Ad essere arrivati in tempo, non avremmo perso il treno.
             b. Ad avermi dato retta, ti saresti trovato meglio.

Anche un gerundio può essere interpretato come espressione della protasi di
un periodo ipotetico, (104)-(106), a meno che non si tratti di un gerundio
composto, che provoca una lettura causale, «fattuale», (107):

(104)    a. Mangiando molto, ingrasso / ingrasserò.
 b. Se mangio molto, ingrasso / ingrasserò.
(105)    a. Mangiando molto, ingrasserei.
b. Se mangiassi molto, ingrasserei.
(106)    a. Mangiando molto, sarei ingrassato.
b. Se avessi mangiato molto, sarei ingrassato.
(107)    a. Avendo mangiato molto, ingrasso / ingrasserò.
 b. Se ho mangiato molto, ingrasso / ingrasserò.
 c. Poiché ho mangiato molto, ingrasso / ingrasserò.

Sempre a causa dell'interpretazione causale del gerundio composto, esso è
incompatibile con una sovraordinata al condizionale:

(108) Avendo mangiato molto ingrasserei / sarei ingrassato.

Un gerundio semplice può avere interpretazione ipotetica se si combina con
apodosi al condizionale, e all'indicativo presente o futuro semplice, come
abbiamo visto in (104)-(106), ma se si combina con una apodosi con tempi
passati dell'indicativo emerge di nuovo una interpretazione causale:
(109)    a. Arrivando in tempo, non abbiamo perso / perdemmo il treno.
b. ?Se siamo arrivati in tempo, non abbiamo perso / perdemmo il
treno.
c. Poiché siamo arrivati in tempo, non abbiamo perso / perdemmo il treno.

Anche un participio perfetto, accompagnato facoltativamente da se, può
esprimere la protasi di un costrutto condizionale:

(110)    a. (Se) Preso in tempo, un raffreddore si cura in tre giorni, b.
Se viene preso in tempo, un raffreddore si cura in tre giorni.

l) Ordine delle proposizioni nella frase complessa

I costrutti condizionali di vario tipo esemplificati finora presentano la
protasi prima dell'apodosi, ma, data la mobilità caratteristica delle
proposizioni subordinate circostanziali rispetto alle loro sovraordinate,
si possono trovare anche costrutti in cui l'apodosi preceda la protasi:
(111)    a. Se mi dai i soldi compro la casa.
 b. Compro la casa se mi dai i soldi.
I due possibili ordini delle proposizioni all'interno di una frase
complessa non sono comunque del tutto liberi, in quanto rispondono in primo
luogo all'esigenza di rispettare la sequenza non marcata «dato-nuovo». Un
costrutto condizionale avrà la protasi prima dell'apodosi se il contesto
linguistico precedente ha presentato il contenuto proposizionale della
protasi; se viceversa il contesto linguistico precedente ha presentato il
contenuto proposizionale dell'apodosi, nel costrutto l'apodosi precederà la
protasi:

(112)    a. Parlante A: Cosa farai se ti do i soldi?
b. Parlante B: Se mi dai i soldi compro la casa.
 c. Compro la casa se mi dai i soldi.
(113)    a. Parlante A: A che condizioni comprerai la casa?
 b. Parlante B: Compro la casa se mi dai i soldi.
 c.   Se mi dai i soldi compro la casa.

L'ordine non è però l'unico elemento in gioco nel rapporto «dato-nuovo»,
poiché il rilievo prosodico, in questo caso la presenza di un picco into-
nativo sulla proposizione in prima posizione, permette di usare le sequenze
e. in (112) e (113) con lo stesso significato delle sequenze in b.:
(114)   Parlante A: Cosa farai se ti do i soldi?
Parlante B: COMPRO LA CASA se mi dai i soldi.
(115)   Parlante A: A che condizioni comprerai la casa?
Parlante B: SE MI DAI I SOLDI compro la casa.

(114) contiene una emarginazione o dislocazione a destra della protasi,
mentre in (115) si tratta di una topicalizzazione della protasi , nelle
quali l'accento fecalizza l'elemento in prima posizione (la sequenza non
marcata «dato-nuovo» può essere inoltre rovesciata anche tramite l'uso
delle frasi scisse).

Mentre i costrutti condizionali di tipo subordinato, con una apodosi
sovraordinata che contiene una protasi subordinata, sono generalmente
reversibili (possono cioè presentare la protasi seguita dall'apodosi, o
l'apodosi seguita dalla protasi), i costrutti condizionali non subordinati,
come per esempio quelli «pseudocoordinati», non risultano reversibili:
(116)    a. Alza le mani o / altrimenti / se no sparo!
             b. O / Altrimenti / Se no sparo, alza le mani!
(117)   a. Ripetilo e ti rompo la testa!
 b. È ti rompo la testa, ripetilo!

Inoltre, essi non sono neppure simmetrici, poiché la prima
pseudocoordinata, viene interpretata come protasi, e la seconda come
apodosi, ed uno scambio di posizione intorno all'eventuale operatore di
coordinazione produce sequenze semanticamente strane, (118a-b), o con un
significato totalmente diverso, come, partendo da (118c) ipotetico, (118d)
non ipotetico:
(118)   a. Sparo o / altrimenti / se no alza le mani!
 b. Ti rompo la testa e ripetilo!
c. Vuoi un gelato? Te lo vado subito a prendere.
 d. Vado subito a prenderti un gelato. Lo vuoi?

Le versioni subordinate dei costrutti condizionali pseudocoordinati (v.
(52)) appaiono invece reversibili, (119), ma le sequenze risultano molto
più naturali emarginando o dislocando a destra la protasi (e fecalizzando
con un picco intonativo l'apodosi in prima posizione), (120):
   119) a. Sparo se non alzi le mani.
b. Ti rompo la testa se lo ripeti.
c. Non ti pentirai se mi dai retta.
d. Ti vado subito a prendere un gelato se lo vuoi.
e. Gli daremo un sacco di botte se cercano la rissa.
(120)    a. SPARO se non alzi le mani.
b. TI ROMPO LA TESTA se lo ripeti,
c. NON TI PENTIRAI se mi dai retta.
 d. TI VADO SUBITO A PRENDERE UN GELATO se lo vuoi.
e. GLI DAREMO UN SACCO DI BOTTE se cercano la rissa.

Lo statuto sintattico dell'apodosi, che può essere dichiarativa,
interrogativa, o imperativa, non ha nessun effetto sulla reversibilità dei
costrutti condizionali subordinati:
(121)    a. Se piovessi uscirei con l'ombrello.
b. Se avessi vinto alla lotteria, avresti comprato un'auto nuova?
 c. Se vinci alla lotteria, cosa farai con i soldi?
 d. Se hai bisogno di me chiamami a casa.

(122)    a. Uscirei con l'ombrello se piovesse.
b. Avresti comprato un'auto nuova, se avessi vinto alla lotteria?
c. Cosa farai con i soldi, se vinci alla lotteria?
 d. Chiamami a casa se hai bisogno di me.

Ma non in tutti i periodi ipotetici subordinati la reversibilità è
garantita. Nei costrutti «bi-negativi», per avere l'ordine «apodosi-
protasi» è necessario emarginare o dislocare a destra la protasi (e
fecalizzare con un picco intonativo l'apodosi):
(123)    a. Se tu giochi bene a tennis io sono Ivan Lendl.
b. Io sono Ivan Lendl se tu giochi bene a tennis.
c. IO SONO IVAN LENDL se tu giochi bene a tennis.

La reversione è invece possibile normalmente con i costrutti simili ai «bi-
negativi», con apodosi imperativa o interrogativa:

(124)    a. Se sei un bravo cuoco, preparami subito un filetto al pepe
verde!
b. Preparami subito un filetto al pepe verde, se sei un bravo cuoco!
(125)    a. Se ha preparato per tre mesi questo esame, perché non sa
rispondere ad una domanda così semplice?
 b. Perché non sa rispondere ad una domanda così semplice, se ha preparato
per tre mesi questo esame?

L'anteposizione dell'apodosi alla protasi nei costrutti «bi-affermativi» da
risultati diversi a seconda del collegamento logico che si instaura fra i
contenuti proposizionali di protasi ed apodosi. Se si tratta di semplice
correlazione, la reversione da risultati agrammaticali; emarginando o
dislocando a destra la protasi (e fecalizzando con un picco intonativo
l'apodosi) si hanno frasi marginali:

(126)    a. Se la situazione nel Golfo Persico è critica, quella dei campi
profughi di Gaza non è certo allegra.
b. La situazione dei campi profughi di Gaza non è certo allegra, se quella
del Golfo Persico è critica.
c. LA SITUAZIONE DEI CAMPI PROFUGHI DI GAZA NON È CERTO ALLEGRA, se quella
nel Golfo Persico è critica.

Se il costrutto ha interprelazione causale la reversione è possibile
normalmente, ma con i costrutti «bi-affermativi» ad interpretazione
avversativa e concessiva si ha invece risultato agrammaticale:

(127)    a. Se è nevicato già in ottobre, avete avuto un inverno
freddissimo.
b. Se Ugo era adirato, Maria era tranquilla.
 c. Se il parere del Fondo Monetario Internazionale sulla economia del
nostro paese è stato positivo, non dobbiamo dimenticare la ripresa
dell'inflazione.
(128)    a. Avete avuto un inverno freddissimo, se è nevicato già in
ottobre.
b. Maria era tranquilla, se Ugo era adirato.
c. Non dobbiamo dimenticare la ripresa dell'inflazione, se il parere del
Fondo Monetario Internazionale sull'economia del nostro paese è stato
positivo.

I costrutti simili ai «bi-affermativi», che possono collegare solo
contenuti proposizionali che abbiano rapporti causali o finali, non
tollerano la reversione:

(129)   a. Se Giulio se ne è andato dopo il primo tempo, è perché
non riusciva proprio a sopportare quel film.
 b. È perché non riusciva.proprio a sopportare quel film se Giulio se ne è
andato dopo il primo tempo.
La reversione diviene possibile sostituendo che a se, ma il risultato non è
più un costrutto condizionale dove l'apodosi precede la protasi, bensì una
frase complessa scissa :

(130) È perché non riusciva proprio a sopportare quel film che Giulio se ne
è andato dopo il primo tempo.
I costrutti in cui la protasi esprime una condizione non sul contenuto
proposizionale dell'apodosi, ma sull'azione linguistica con essa
eseguibile, sono reversibili:
(131)    a. Se hai fame, ci sono dei biscotti nella credenza.
 b. Se posso permettermi, hai un gran bell'aspetto.
c. Se non sono indiscreto, cosa hai fatto ieri sera? d. Se le mie
informazioni sono giuste, Mario ha rifiutato quel lavoro.

(132)    a. Ci sono dei biscotti nella credenza, se hai fame.
 b. Hai un gran bell'aspetto, se posso permettermi.
 c. Cosa hai fatto ieri sera, se non sono indiscreto?.
 d. Mario ha rifiutato quel lavoro, se le mie informazioni sono giuste.

I costrutti condizionali con omissione di se danno sequenze agrammaticali
cambiando di posizione protasi ed apodosi:
(133)    a. «Succedesse a me sarei rovinato» (V. Pratolini, Lo scialo,
Milano, Mondadori, 1960, p. 387)
b. Arrivassero / Fossero arrivati in tempo i rinforzi, riusciremmo /
saremmo riusciti ad evitare la sconfitta.
(134)    a. Sarei rovinato succedesse a me.
b. Riusciremmo / Saremmo riusciti ad evitare la sconfitta, arrivassero /
fossero arrivati in tempo i rinforzi.

I costrutti introdotti da operatori di subordinazione «ricchi» risultano
reversibili:

(135)    a. Qualora il perito ne abbia avanzato esplicita richiesta, il
dibattimento potrà essere rinviato.
b. Quando / Ove / Laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo
comma della circolare ministeriale . . ., il rilascio dei documenti
richiesti avverrà entro dieci giorni.
c. Ammesso che / Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che /
Nell'eventualità che Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare,
passeremo da lui una settimana in luglio.
d. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno dei tuoi caffè,
ti sarò eternamente grato.
(136)    a. Il dibattimento potrà essere rinviato, qualora il perito ne
abbia avanzato esplicita richiesta.
b. Il rilascio dei documenti richiesti avverrà entro dieci giorni, quando /
ove / laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo comma della
circolare ministeriale . . .
c. Passeremo da Giampiero una settimana in luglio, ammesso che / supposto
che / nel caso che / nell'ipotesi che / nell'eventualità che riesca ad
affittare quella casa al mare.
d. Ti sarò eternamente grato, purché / a patto che / a condizione che tu mi
faccia uno dei tuoi caffè.
Anche i costrutti che hanno la protasi con un modo verbale non finito
permettono generalmente l'anteposizione dell'apodosi alla protasi:
(137)    a. Pur di / A patto di / A condizione di ottenere un lavoro,
sono disposto a trasferirmi in un'altra città.
 b. A dirti la verità, ti trovo ingrassato.
c. Arrivando in tempo, non avremmo perso il treno.
 d. (Se) Preso in tempo, un raffreddore si cura in tre giorni.

(138)    a. Sono disposto a trasferirmi in un'altra città, pur di / a patto
di / a condizione di ottenere un lavoro.
 b. Ti trovo ingrassato, a dirti la verità.
c. Non avremmo perso il treno, arrivando in tempo.
 d. Un raffreddore si cura in tre giorni, (se) preso in tempo.

In alcuni casi la protasi posposta all'apodosi è separata da una pausa più
lunga, e pronunciata con un rilievo prosodico maggiore: il risultato è una
proposizione che più che «condizionare» il contenuto proposizionale
dell'apodosi, sembra indurre dubbi sulla sua certezza. Oltre a se, gli
operatori di subordinazione più frequenti in questi casi sono ammesso che,
purché, ed a patto che:
(139) Domenica andremo a sciare. Se non fa brutto tempo.
(140) Domenica andremo a sciare. Ammesso che / Purché / A patto che non
faccia brutto tempo.
Queste protasi posposte sono assimilabili a proposizioni indipendenti; esse
possono anche essere enunciate da un parlante diverso da quello che enuncia
l'apodosi (che a questo punto è una frase semplice):
(141)    a. Parlante A: Domenica andremo a sciare.
 b. Parlante B: Se non fa brutto tempo.
 c. Ammesso che / Purché / A patto che non faccia brutto tempo.

m) Apodosi accompagnate da «allora»

I diversi tipi di periodi ipotetici subordinati esemplificati finora
presentano operatori di subordinazione che introducono la protasi, ma sono
privi di elementi di collegamento o di ripresa nell'apodosi (fanno
eccezione i costrutti «bi-affermativi» con elementi di rinforzo: v. le
frasi (73) e (74)). D'altronde una delle tradizionali schematizzazioni del
rapporto semantico ipoteticocondizionale, di origine logica, vede l'apodosi
accompagnata facoltativamente da allora: «se p, (allora) q». L'inserimento
di allora nell'apodosi non è però possibile in tutti i tipi di costrutti
condizionali. Generalmente è possibile nei casi in cui fra i contenuti
proposizionali di protasi ed apodosi esiste o può essere instaurato un
rapporto di «condizione-conseguenza»:
(142)    a. Se domenica ci sarà bel tempo, allora andremo a sciare.
b. Se fossi un marziano, allora avrei le orecchie verdi.
c. Se non foste arrivati in ritardo, allora non avreste perso il treno.

L'inserimento di allora da risultati grammaticali anche nel caso delle
versioni subordinate dei costrutti condizionali pseudocoordinati, mentre
per i costrutti pseudocoordinati veri e propri tale inserimento è possibile
solo quando la protasi è realizzata da una frase interrogativa:

(143)    a. Se non alzi le mani, allora sparo.
b. Se lo ripeti, allora ti rompo la testa.
c. Se mi dai retta, allora non ti pentirai.
(144)    a. Alza le mani o / altrimenti / se no (allora) sparo!
 b. Ripetilo e (allora) ti rompo la testa!
 c. Vuoi un gelato? Allora te lo vado subito a prendere.

Nel caso di apodosi interrogative l'inserimento di allora rende il
costrutto marginale, mentre esso è compatibile con apodosi imperative, sia
nella versione subordinata sia in quella pseudocoordinata:

(145)    a. Se  avessi  vinto   alla  lotteria,   ('allora)   avresti
comprato
un'auto nuova?
 b. Se vincessi alla lotteria, ('allora) cosa faresti con i soldi?

(146)    a. Se hai bisogno di me, allora chiamami a casa.
 b. Hai bisogno di me? Allora chiamami a casa.

Nei costrutti «bi-negativi»  l'inserimento di allora è generalmente
possibile, mentre con i costrutti «bi-affermativi» il risultato è di solito
agrammaticale:
(147)    a. Se tu giochi bene a tennis, allora io sono Ivan Lendl.
b. Se sei un bravo cuoco, allora preparami subito un filetto
al pepe verde!
c. Se ha preparato per tre mesi questo esame, allora perché non sa
rispondere ad una domanda così semplice?
(148)    a. Se la situazione nel Golfo Persico è critica, (allora) quella
del campi profughi di Gaza non è certo allegra.
b. Se il parere del Fondo Monetario Internazionale sulla economia del
nostro paese è stato positivo, (allora) non dobbiamo dimenticare la ripresa
dell'inflazione.
c. Se Giulio se ne è andato dopo il primo tempo, C'alierà) è perché non
riusciva proprio a sopportare quel film.
d. Se Ugo era adirato, (allora) Maria era tranquilla.
e. Se è nevicato già in ottobre, allora avete avuto un inverno freddissimo.


Nei periodi ipotetici in cui il contenuto proposizionale della protasi
condiziona non il contenuto proposizionale dell'apodosi ma l'azione
linguistica con essa eseguibile, l'inserimento di allora da risultati
marginali o agrammaticali:

(149)    a. Se hai fame, (allora) ci sono dei biscotti nella credenza.
 b. Se posso permettermi, (allora) hai un gran bell'aspetto.

La presenza di allora è possibile nei costrutti con omissione di se, come
anche con alcuni operatori di subordinazione lessicalmente «ricchi»:

(150)    a. Arrivassero / Fossero arrivati in tempo i rinforzi, allora
riusciremmo / saremmo riusciti ad evitare la sconfitta.
 b. Qualora / Ove / Laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo
comma della circolare ministeriale, allora il rilascio dei documenti
richiesti avverrà entro dieci giorni.
c. Ammesso che / Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che /
Nell'eventualità che Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare,
allora passeremo da lui una settimana in luglio.

Con altri operatori di subordinazione lessicalmente «ricchi» l'inserimento
di allora da invece risultati agrammaticali, che si ripetono per le
varianti degli stessi operatori che introducono protasi con modi verbali
non finiti:

(151)    a. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno dei
tuoi caffè, (allora) ti sarò eternamente grato.
b. Pur di / A patto di / A condizione di ottenere un lavoro, (allora) sono
disposto a trasferirmi in un'altra città.
Le protasi con modi verbali non finiti danno comunque in genere risultati
inaccettabili se combinate con apodosi accompagnate da allora:

(152)    a. A dirti la verità, (allora) ti trovo ingrassato.
b. A darmi retta, (allora) ti troveresti meglio.
 c. Mangiando molto, (allora) ingrasserei.
 d. (Se) Preso in tempo, (allora) un raffreddore si cura in tre giorni.

I costrutti la cui apodosi è accompagnata da allora non sono reversibili,
se allora viene interpretato come legato a se:
(153)    a. (Allora) Andremo a sciare, se domenica ci sarà bel tempo.
b. (Allora) Sparo, se non alzi le mani.
c. (Allora) Chiamami a casa, se hai bisogno di me!
d. (Allora) Preparami subito un filetto al pepe verde, se sei un bravo
cuoco!
e. (Allora) Avete avuto un inverno freddissimo, se è nevicato già in
ottobre.
f. (Allora) Passeremo da Giampiero una settimana in luglio, ammesso che /
supposto che / nel caso che / nell'ipotesi che / nell'eventualità che
riesca ad affittare quella casa al mare.

Le sequenze esemplificate in (153) sono accettabili anche con allora,
purché tale avverbio venga interpretato non come elemento che collega
l'apodosi alla protasi del costrutto condizionale, ma l'intero costrutto
condizionale ad un eventuale contesto linguistico precedente:

(154)    a. Ci sono tre voti per il mare, e otto voti per la montagna:
allora I
andremo a sciare, se domenica ci sarà bel tempo.
 b. Te l'ho già detto due volte con le buone: (adesso) allora sparo,
se non alzi le mani.
 c. Non ti fare problemi, io non mi muovo tutto il giorno: siamo
d'accordo? Allora chiamami a casa, se hai bisogno di me! ecc.

2. Le frasi concessive

Per «frasi concessive» si intendono diversi tipi di proposizioni
subordinate, che pur instaurando con le proposizioni sovraordinate da cui
dipendono rapporti dai significati simili, sono caratterizzate da
differenze semantiche e sintattiche. Nei prossimi paragrafi saranno
distinti, e trattati separatamente, tre tipi di frasi concessive: le
proposizioni concessive fattuali , le proposizioni condizionali concessive,
e le proposizioni a-condizionali .
L'insieme di una proposizione subordinata concessiva e della proposizione
sovraordinata da cui questa dipende costituisce una frase complessa, che
chiameremo «costrutto concessivo»; parleremo quindi di costrutti concessivi
fattuali, costrutti condizionali concessivi, e costrutti a-condizionali,
esemplificati rispettivamente in (1), (2) e (3):
(1)    Benché piovesse, Antonio è uscito senza ombrello.
(2)   Anche se piovesse, Antonio uscirebbe senza ombrello.
(3)    a. Che ti piaccia o no, stasera andrò al cinema.
         b. Ovunque vada, Ugo troverà degli amici.


a) Semantica del costrutto concessivo fattuale

Quando un parlante enuncia una frase complessa come (1), mostra di ritenere
che fra il «tipo di evento» presentato dalla proposizione subordinata e
quello presentato dalla proposizione sovraordinata esista un contrasto: non
ci si aspetta che in caso di pioggia la gente esca senza ombrello. Questa
aspettativa è esprimibile tramite un costrutto condizionale, con una
negazione sulla parte rilevante dell'apodosi:
(4) Normalmente se piove non si esce senza ombrello.
Inoltre, sempre enunciando una frase come (1), il parlante mostra di
ritenere che in un momento cronologicamente precedente il momento
dell'enunciazione stava piovendo, e che in quel momento Antonio è uscito
senza ombrello: l'interlocutore assume di conseguenza che i contenuti
proposizionali della subordinata e della sovraordinata siano entrambi
«veri». Questa seconda parte del significato di un costrutto concessivo
fattuale è esprimibile tramite una «congiunzione», cioè tramite una
costruzione coordinata con e :

(5) Pioveva e Antonio è uscito senza ombrello.

In questo senso (1) e (5) sono parziali parafrasi l'una dell'altra poiché
entrambe sarebbero considerate «menzogne» sia nel caso che «non» fosse
piovuto sia nel caso che Antonio «non» fosse uscito senza ombrello: per la
«verità» di costrutti del tipo di (1) e (5) è necessaria sia la verità del
contenuto proposizionale della subordinata sia la verità del contenuto
proposizionale della sovraordinata (o, nel caso di (5), della prima e della
seconda coordinata). In termini tecnici, si dice che i contenuti delle due
proposizioni sono «implicitati»dall'enunciazione del costrutto.

Il valore semantico dei costrutti concessivi fattuali è dato dalla
combinazione dei due aspetti citati, e può essere rappresentato con lo
schema riportato in (6), nel quale con «p» e «q» sono rispettivamente
simbolizzati i contenuti proposizionali della subordinata e della
sovraordinata, e con «Pi» e «q,» sono simbolizzati i «tipi di evento»
presentati rispettivamente dalla subordinata e dalla sovraordinata:
(6) «benché p, q» = «se p i, non qi» E «pvero E qvero»

II contrasto soggiacente ad un costrutto concessivo fattuale (rappresentato
nello schema dalla formula «se pi, non qi») viene instaurato proprio fra i
«tipi di evento», e non, più semplicemente, fra gli stessi contenuti
proposizionali espressi. Se questo fosse il caso, l'aspettativa innescata
da (1) dovrebbe essere espressa da (7):

(7) Normalmente se piove Antonio non esce senza ombrello.

Ma la frase (1) può essere enunciata senza creare anomalie semantiche in un
universo di discorso nel quale «Antonio esce notoriamente senza ombrello,
che piova o che non piova»; tale universo di discorso può anche essere
trasformato in un contesto linguistico, che aggiunto ad (1) permette di
ottenere una sequenza perfettamente accettabile:

(8) Benché piovesse, Antonio è uscito senza ombrello, perché lui fa sempre
così: è un'abitudine acquisita da ragazzo.

Va sottolineato anche il fatto che il contrasto fra i «tipi di evento» non
deve necessariamente essere «presupposto pragmaticamente», cioè far parte
delle conoscenze comuni condivise. I «tipi di evento» presentati in (9),
per esempio, sono ben lungi dall'essere normalmente considerati in
contrasto, ma l'inserimento in un costrutto concessivo fattuale «crea»
l'effetto di contrasto (per questa come per qualsiasi altra coppia di
contenuti proposizionali), e così chiunque enunci (9) mostra di ritenere
vero (10):
(9)     Benché Verdi sia ingegnere, è una persona onesta.
(10)    Normalmente se un uomo è ingegnere non è onesto.

Negli esempi utilizzati finora i «tipi di evento» presentati dalle due
proposizioni si pongono in diretto contrasto l'uno con l'altro, ma è
possibile trovare costrutti concessivi fattuali nei quali i «tipi di
evento» presentati non sono di per sé affatto in contrasto, come per
esempio in (11), immaginato nel contesto del mercato calcistico:
(11)    Anche se Rossi è un grande centromediano, è veramente molto caro.
Infatti il costrutto condizionale (12), che esprime l'aspettativa
soggiacente ad (11), ci appare patentemente falso, poiché, se un giocatore
di calcio è molto bravo, di norma sarà anche molto caro:
    12) Normalmente se un giocatore è molto bravo, non è molto caro.

Anche in questo caso però il contrasto esiste; non è un contrasto «diretto»
fra i tipi di evento presentati dalle due proposizioni, ma è un contrasto
«indiretto» fra le conclusioni che a livello argomentativo si possono
trarre dai due contenuti proposizionali in un determinato contesto: l'alto
valore sportivo del calciatore è un argomento a favore del suo acquisto da
parte di una squadra, mentre il suo prezzo molto alto può essere un
argomento a sfavore, per esempio in connessione con eventuali difficoltà
finanziarie o con criteri morali.
              La differenza tra contrasto «diretto» e contrasto «indiretto»
(che è simile, anche se non identica, alla differenza esistente tra frasi
avversative controaspettative e valoristiche non dipende però unicamente
dai contenuti proposizionali espressi o dai tipi di evento presentati in un
costrutto: esistono infatti frasi identiche che possono assumere l'una o
l'altra interpretazione al variare dell'universo del discorso. Per esempio,
una frase come (13) è facilmente interpretabile come configurante un
contrasto «indiretto», dove l'intelligenza è un argomento a favore di
brillanti risultati scolastici, e la mancanza di studio è un
controargomento; ma se uno ritiene che le persone intelligenti devono
sapere che studiare è doveroso e conveniente, allora l'intelligenza e la
mancanza di studio contrastano direttamente:
(13)    Anche se mio figlio è intelligente, non studia.

Una frase come (14), invece, è più facilmente interpretabile come
configurante un contrasto «diretto»: qualcuno ritiene i francesi
intelligenti, e si trova di fronte ad un controesempio, un francese
stupido! Ma (14) è anche interpretabile con un contrasto «indiretto»; per
esempio, qualcuno sa che Maria vuole sposare un francese, e sa anche che le
piacerebbe sposare un ragazzo intelligente: la «francesità» di Pierre è un
argomento favorevole al suo eventuale matrimonio con Maria, ma la sua
stupidità è un argomento decisamente sfavorevole a tale fausto evento:
(14)    Anche se è francese, Pierre è stupido.

La differenza fra contrasto diretto e contrasto indiretto è quindi un
problema di interpretazione semantica controllata anche a livello
pragmatico, poiché concerne il significato di un costrutto non solo in
rapporto ai contenuti proposizionali espressi ed all'operatore che li
collega (in questo caso concessivo fattuale), ma anche in rapporto a
diversi possibili contesti ed universi di discorso.

In quanto segue utilizzeremo indifferentemente esempi di costrutti
concessivi fattuali interpretabili in entrambi i modi, segnalando i casi
particolari nei quali l'una o l'altra interpretazione interagiscono in modo
significativo con altre caratteristiche sotto esame.

b) Sintassi del costrutto concessivo fattuale

I costrutti concessivi fattuali possono avere la proposizione subordinata
introdotta da un operatore di subordinazione che porta sull'intera frase,
come in (1), o da un operatore di subordinazione che si articola in modo
particolare su una delle categorie sintattiche presenti nella frase, come
in (15):
(15)    a. Per ricco che sia, Enrico non potrà mantenerci tutti per un
anno intero.
b. Alto com'è, Giorgio non è riuscito a segnare un solo canestro.


c) Operatori di subordinazione proposizionali
L'operatore di subordinazione concessivo anche se introduce normalmente
proposizioni subordinate all'indicativo:

(16)    a. Anche se piove, esco / uscirò senza ombrello.
b. Anche se sta piovendo, esco / uscirò senza ombrello.
c. Anche se stasera andrò a cena fuori, non ho proprio voglia
di preoccuparmi del vestito.
 d. Anche se eravamo in pieno inverno, la temperatura non era
rigida.
e. Anche se è nevicato a lungo, le strade sono pulite.
 f. Anche se eri in ritardo, abbiamo deciso di aspettarti.
g. Anche se c'era un tempo da lupi, Riccardo volle uscire in
piena notte per cercarti.

Va notato che (16a) può essere interpretato sia come costrutto concessivo
fattuale, se il presente è considerato «deittico», sia come costrutto
condizionale concessivo, se il presente ha valore «generico»; (16b) invece
può essere solo un concessivo fattuale, poiché sta piovendo ha solo valore
deittico.
Anche se introduce, sia pur raramente, anche subordinate al congiuntivo, di
stile alto, letterario:
(17)    a. «Altri inconvenienti sono connessi al rito del breakfast che qui
è sempre molto importante anche se le materie prime che le compongono si
siano di molto rarefatte» (E. Montale, Fuori di casa, Milano, Mondadori,
1976, p. 38)
 b. «Anche se per ora il servizio sia limitato e costoso e nessuno rischi
di trovare una macchina in agguato nella propria camera . . . resta il
fatto che la 'presa' dell'arrivo di un battello a Calais . . . può mettere
in luce cose, fatti, incontri»

Lo stesso sapore elevato hanno le subordinate concessive fattuali
introdotte da se anche, generalmente all'indicativo, raramente al
congiuntivo, e da pure se e se pure, sempre all'indicativo:
(18)    a. Se anche solitamente non ci muoviamo da casa durante il fine
settimana, per una volta possiamo ben fare uno sforzo.
b. «Lo stile del Tommaseo s'eleva all'altezza d'una vera opera d'arte ed ha
un'impronta sua propria originale (. . .), se anche tradisca a volte la
troppa ricercatezza» (A. Mussafia, La letteratura italiana della Dalmazia,
«II Dalmata» 1892, n. 45)
c. Pure se si tratta di un risultato un po' stentato, bisogna ammettere che
è sempre meglio di quanto si otteneva precedentemente.
d. Se pure ci troviamo di fronte ad un caso pietoso, sapete bene che il
nostro incarico non ci permette eccezioni.

Oltre ad anche se, si trovano benché, sebbene, malgrado (che), nonostante
(che), e, di stile lievemente più alto, quantunque, per quanto, ancorché e
seppure, che introducono tutti subordinate al congiuntivo:
(19)    a. Benché / Sebbene sia molto alto, Giorgio non è riuscito a
segnare un solo canestro.
b. Malgrado (che) / Nonostante (che) i prezzi fossero saliti, il negozio
all'angolo era ancora conveniente.
c. Quantunque / Per quanto l'onorevole fosse molto in ritardo, decidemmo di
aspettarlo per evitargli eventuali spiacevoli incontri.
d. Ancorché / Seppure quell'anno l'inverno fosse giunto molto presto, nel
fondovalle la temperatura non era rigida, e si potevano ancora fare lunghe
passeggiate.
Seppure e se pure sono omofoni in alcune parti d'Italia, ma non vanno
confusi, poiché se pure introduce subordinate concessive fattuali
all'indicativo (v. (18d)) e subordinate condizionali concessive con la
concordanza del periodo ipotetico, mentre seppure introduce solo
subordinate concessive fattuali al congiuntivo, come in (19d).

Diversamente dagli altri operatori di subordinazione citati, nonostante
(che) e malgrado (che) si combinano difficilmente con costrutti nei quali
il rapporto tra i due contenuti proposizionali espressi, o tra i due «tipi
di evento» presentati, sia interpretabile solo come contrasto «indiretto»:

(20) 'Nonostante (che) / 'Malgrado (che) Rossi sia un grande centromediano,
è veramente molto caro.

Inoltre, insieme a benché e sebbene, compaiono nell'italiano substandard
introducendo subordinate all'indicativo, ed in queste frasi, che sono
considerate agrammaticali nell'italiano standard, il che non può essere
omesso:

(21)    a. Benché / Sebbene Giorgio è molto alto, non è riuscito a segnare
un solo canestro.
b. Malgrado (che) / Nonostante (che) i prezzi sono saliti, il negozio
all'angolo è ancora conveniente.

Tramite l'utilizzo della struttura «per X che F (con verbo al congiuntivo)»
si costruiscono proposizioni concessive fattuali articolate in genere su
elementi aggettivali:

(22)    a. Per poche che fossero le sue pretese, mantenerlo per un periodo
così lungo non sarebbe certo stato uno scherzo.
 b. Per ingiusta che questa decisione potesse sembrare agli occhi di molti,
in un caso del genere era l'unica soluzione possibile.

Una struttura come «X come / quanto F (con verbo all'indicativo)» può
invece essere utilizzata per costruire una subordinata concessiva fattuale
articolata su un elemento aggettivale o avverbiale:

(23)    a. Alto com'è / quant'è, Giorgio non è riuscito a segnare un
solo canestro.
 b. Intelligente come dici di essere, ti scappano un po' troppe
sciocchezze in questo periodo!
c. Tardi com'era, ha voluto a tutti i costi andare a fare un giro lungo il
fiume.

Non necessariamente però tale struttura innesca una lettura concessiva
fattuale, come si vede confrontando (24a) con la sua parafrasi concessiva
fattuale (24b), che è semanticamente anomala, e con la sua parafrasi
causale (24c), che invece è perfettamente accettabile:

(24)    a. Ubriaco com'ero, non sono riuscito neppure a trovare il buco
della serratura.
b. Anche se ero molto ubriaco, non sono riuscito neppure a trovare il buco
della serratura.
c. Siccome ero molto ubriaco, non sono riuscito neppure a trovare il buco
della serratura.

Anche l'uso dell'operatore per quanto permette la costruzione di
subordinate concessive (con verbo al congiuntivo) articolate su elementi
avverbiali o aggettivali:

(25)    a. Per quanto tardi fossero giunti gli aiuti del ministero, erano
comunque sempre meglio di niente.
b. Per quanto veloci sembrassero i nostri ragazzi, gli elementi del gruppo
avversario arrivavano sempre con almeno tre secondi di vantaggio.

Da segnalare che un significato molto simile si può esprimere con
proposizioni subordinate concessive in cui l'operatore per quanto non si
articola su un elemento aggettivale o avverbiale, ma sulla intera
proposizione subordinata, come per esempio nella frase in (19c); in questi
casi per quanto equivale grosso modo a benché:
(26) Per quanto / Benché gli aiuti del ministero fossero giunti tardi,
erano comunque sempre meglio di niente.
(27) Per quanto / Benché i nostri ragazzi sembrassero veloci, gli elementi
del gruppo avversario arrivavano sempre con almeno tre secondi di
vantaggio.

d) Semantica del costrutto condizionale concessivo

II significato di un costrutto concessivo fattuale  ha un duplice aspetto:
fra il «tipo di evento» presentato dalla proposizione subordinata (p;) e
quello presentato dalla sovraordinata (q;) viene instaurato un rapporto di
contrasto (dato l'uno, non ci si aspetta l'altro); i contenuti
proposizionali della subordinata e della sovraordinata (rispettivamente p e
q) sono «implicitati»: la loro verità è necessaria perché l'intero
costrutto sia «vero». Questo duplice valore semantico è già stato
rappresentato nello schema (6).
I costrutti condizionali concessivi condividono con i concessivi fattuali
il primo aspetto, secondo cui fra il tipo di evento presentato dalla
proposizione subordinata e quello presentato dalla sovraordinata viene
instaurato un rapporto di contrasto; lo si vede bene confrontando (1),
concessivo fattuale, (Benché piovesse, Antonio è uscito senza ombrello) con
(2), condizionale concessivo (Anche se piovesse, Antonio uscirebbe senza
ombrello).

Anche per i costrutti condizionali concessivi vale la distinzione fra
contrasto «diretto» e contrasto «indiretto», e valgono le considerazioni
pragmatiche ; perciò sono possibili sia condizionali concessivi come (2),
con contrasto diretto, sia condizionali concessivi come (28), con contrasto
indiretto:

(28) Anche se Rossi fosse un grande centromediano, sarebbe veramente molto
caro.

Ma, a differenza dei concessivi fattuali, l'enunciazione di un condizionale
concessivo non implicita la verità dei contenuti proposizionali della
subordinata e della sovraordinata; (2) significa che in caso di pioggia,
come in altri casi (per esempio di non-pioggia), Antonio uscirebbe senza
ombrello: il contenuto proposizionale della sovraordinata deve essere vero
perché l'intero costrutto risulti vero, ma il contenuto proposizionale
della subordinata può essere vero o falso.
Questo secondo aspetto del significato di un costrutto condizionale
concessivo, che rappresentiamo con lo schema riportato in (29), deriva
dall'interazione della semantica del costrutto condizionale con il
significato di anche , per cui definiamo un costrutto condizionale
concessivo come il risultato dell'inserimento di un elemento lessicale del
tipo di anche in un costrutto condizionale:
(29)   «anche Se p,  q» — «Pvero E qvero»  O  «pFalso E qVero»

II significato di anche agisce sulla semantica del costrutto condizionale
nel modo seguente: una struttura del tipo «se p, q» indica che data la
verità di p deve seguirne la verità di q, ovvero che p e q debbono essere
veri non indipendentemente ma insieme; a ciò si aggiunge la «inferenza
sollecitata», rappresentabile con «se non-p, non-q», secondo cui data la
falsità di p deve seguirne la falsità di q. Quest'ultima clausola è normale
ma non indispensabile per i costrutti condizionali, ma necessaria per la
semantica dei costrutti «bi-condizionali» , rappresentabili con la ;
struttura «solo se p, q». Il significato di anche si oppone al significato
di solo, e «sospende» l'inferenza sollecitata: «anche se p, q» equivale a
«se p, q» ed a «se non-p, q» (come già detto sopra, la verità del contenuto
proposizionale della sovraordinata, q, è necessaria per la verità
dell'intero costrutto, mentre il contenuto proposizionale della
subordinata, p, può essere vero o falso).

È importante però che anche si applichi all'intera proposizione subordinata
del costrutto condizionale, e non solo ad un qualche suo elemento, come per
esempio nel costrutto (30):

(30) Anche se bevi solo un goccio di alcol sul lavoro, il principale ti
licenzierà.

Il significato intuitivo di (30) è che una infrazione seppur minima al
divieto di bere alcol sul lavoro avrà come conseguenza il licenziamento da
parte del principale: anche non si applica all'intera proposizione
subordinata, ma solo a solo un goccio di, come si vede più chiaramente da
(31), perfettamente equivalente a (30):

(31) Se bevi anche solo un goccio di alcol sul lavoro, il principale ti
licenzierà.

Quindi (30), pur superficialmente identico a (2), non è un costrutto
condizionale concessivo, ma un costrutto condizionale di cui anche modifica
un elemento, e significa «se bevi (moltissimo / molto / non molto / poco /
pochissimo I ... I solo un goccio di) alcol sul lavoro, il principale ti
licenzierà»; in quanto costrutto condizionale poi può innescare (cosa che è
impossibile per un condizionale concessivo) l'inferenza sollecitata,
espressa in
(32):
(32) Se non bevi (neanche solo un goccio di) alcol sul lavoro, il
principale non ti licenzierà.

e) Sintassi del costrutto condizionale concessivo

Poiché i costrutti condizionali concessivi risultano dall'inserimento di un
elemento lessicale del tipo di anche in una struttura condizionale, la loro
concordanza dei modi e dei Tempi corrisponde a quella dei costrutti
condizionali. Come si è visto, l'italiano contemporaneo presenta un sistema
standard di concordanza, affiancato da una variante colloquiale in via di
espansione anche in livelli più alti, e da un sistema «substandard», tipico
solamente di alcune varietà più basse.
Nel primo sistema, nella subordinata e nella sovraordinata si trovano
rispettivamente indicativo e indicativo, come in (33a), congiuntivo
imperfetto e condizionale semplice, come in (33b), e congiuntivo
piuccheperfetto e condizionale composto, come in (33c):
(33)    a. Anche se studio di più, non imparerò niente.
b. Anche se studiassi di più, non imparerei niente.
c. Anche se avessi studiato di più, non avrei imparato niente.

La variante colloquiale del sistema standard, che, come ricordato, si sta
però diffondendo verso l'alto, prevede la possibilità che l'indicativo
imperfetto sostituisca il congiuntivo piuccheperfetto nella subordinata e /
o il condizionale composto nella sovraordinata, come in (34):

(34)   a. Anche se studiavo di più, non avrei imparato niente.
 b. Anche se studiavo di più, non imparavo niente.
 c. Anche se avessi studiato di più, non imparavo niente.

Nel sistema «substandard», invece dei modi congiuntivo e condizionale
appare costantemente l'imperfetto dell'indicativo, così che (35a)
corrisponde all'incirca a (33a) (ma a volte anche a (33b)), mentre (35b)
corrisponde all'incirca a (33b-c) (anche questo sistema è in realtà più
complesso di quanto appaia da questa sintetica presentazione:
(35)    a. Anche se studio di più, non imparerò niente.
b. Anche se studiavo di più, non imparavo niente.

Una serie di altre combinazioni è dovuta all'interferenza tra il sistema
dell'italiano standard, che prevede congiuntivo nelle subordinate e
condizionale nelle sovraordinate, ed alcuni usi dialettali, caratterizzati
da sistemi «simmetrici» che prevedono o congiuntivo nella subordinata e
nella sovraordinata, o condizionale nella subordinata e nella
sovraordinata. Questi usi sono inaccettabili, decisamente substandard, ma
attestati:
(36)    a. Anche se potessi, non facessi nulla per te.
 b. Anche sei potrei, non farei nulla per te.

f) Subordinate condizionali concessive introdotte da «anche se»

L'operatore di subordinazione condizionale concessivo anche se permette
diverse combinazioni di tempi nella subordinata e nella sovraordinata, con
la concordanza all'indicativo:
(37)    a. Anche se piove, esco / uscirò senza ombrello. (= 16a)
b. Anche se domenica ci sarà (sicuramente) bel tempo, non
potremo andare a sciare: ho del lavoro da finire.
 c. Anche se (per caso) ti sei ricordato di riportarmi quel libro che ti
avevo prestato, questa settimana non riuscirò a leggerlo perché mi si sono
rotti gli occhiali.

Come già segnalato, (37a) può essere interpretato sia come condizionale
concessivo, con il contenuto proposizionale della subordinata vero o falso
(se il presente ha valore «generico»), sia come concessivo fattuale, con il
contenuto proposizionale della subordinata vero (se il presente ha valore
«deittico»). (37b), invece, assume molto difficilmente l'interpretazione di
concessivo fattuale: anche l'inserimento di sicuramente non riesce a
conferire la certezza della verità al contenuto proposizionale della
subordinata, che è proiettato nel futuro. (37c), al passato, è
interpretabile come condizionale concessivo grazie all'aggiunta di per
caso, che favorisce una interpretazione dubitativa; ma normalmente
costrutti introdotti da anche se con i Tempi passati dell'indicativo
vengono interpretati come concessivi fattuali:
(38)    a. Anche se hai comprato il giornale, non riuscirò a leggerlo
(perché mi si sono rotti gli occhiali).
b. Anche se ti sei ricordato di portare la carbonella, non possiamo
preparare la grigliata (perché piove).

Queste caratteristiche dei costrutti introdotti da anche se fanno pensare
che tale operatore di subordinazione «neutralizzi» l'opposizione tra
concessivi fattuali e condizionali concessivi, o che i costrutti concessivi
fattuali introdotti da anche se siano la versione «bi-affermativa» dei
corrispondenti costrutti condizionali concessivi (una eventuale versione
«bi-negativa», che comporterebbe la falsità dei contenuti proposizionali
della subordinata e della sovraordinata, è esclusa a priori dalla
definizione semantica , che prevede la necessaria verità di q, il contenuto
proposizionale della sovraordinata).

Quando anche se si combina con l'imperfetto indicativo nella subordinata e
nella sovraordinata (non si confondano però questi costrutti con quelli
formalmente identici ma appartenenti o alla variante colloquiale
dell'italiano standard, o al sistema substandard: v. rispettivamente le
frasi (34b) e (35b)), l'interpretazione condizionale concessiva è di nuovo
possibile; si confronti (39a), che può avere una lettura fattuale ed una
ipotetica (quella parafrasata tra parentesi), con (39b), che per la
presenza dell'operatore di subordinazione sebbene è solo concessivo
fattuale:
(39)    a. Durante quella lunga vacanza in collina uscivamo sempre senza
ombrello, anche se pioveva.
(«a volte pioveva, a volte no: quando pioveva uscivamo comunque senza
ombrello»)
b. Durante quella lunga vacanza in collina uscivamo sempre senza ombrello,
sebbene piovesse. («è piovuto, e siamo comunque usciti senza ombrello»)

Come per i costrutti concessivi fattuali, anche se introduce condizionali
concessivi di stile alto, letterario, con la subordinata al congiuntivo
invece che all'indicativo:

(40) «Squattrinato come tutti i veri poeti (e tale lo si considera anche se
egli non scriva versi) la sua principale professione è quella di Ospite»
(E. Montale, farfalla di Dinard, Milano, Monda-dori, 1976, p. 79)

Anche se condizionale concessivo prevede la combinazione di congiuntivo
imperfetto e condizionale semplice, e di congiuntivo piuccheperfetto e
condizionale composto, come in (41a, b), ma nel caso si voglia sottolineare
la «distanza» cronologica tra i contenuti espressi dalle due proposizioni,
in una dirczione o nell'altra, si combinano congiuntivo piuccheperfetto e
condizionale semplice, come in (4le), o congiuntivo imperfetto e
condizionale composto, come in (41d):

(41)    a. Anche se rinascessi, non vorrei cambiare tipo di vita.
b. Anche se fossi stato promosso a giugno, non avrei potuto andare in
vacanza.
c. Anche se quell'edificio fosse stato venduto, nell'archivio del catasto
non ne troveremmo traccia, poiché le registrazioni di quell'anno sono
finite bruciate in un incendio.
d. Anche se Enrico fosse a casa, non avrebbe risposto al telefono: in
questo periodo non vuole essere disturbato.

Come per i costrutti condizionali , anche per i condizionali concessivi
l'uso della concordanza all'indicativo piuttosto che al congiuntivo-
condizionale indica diversi gradi di «probabilità» dei contenuti
proposizionali espressi; ma a differenza dei costrutti condizionali la
«possibile verità» (segnalata dall'indicativo) o «possibile falsità»
(segnalata dal congiuntivo più condizionale) riguarda solo il contenuto
proposizionale della subordinata, p:

(42)    a. Anche se studio di più, non imparerò niente. (= 33a)
b. Anche se studiassi di più, non imparerei niente. (= 33b)

Se un costrutto viene inserito in un discorso indiretto al passato (e gli
avvenimenti citati sono già avvenuti al momento dell'enunciazione) la
concordanza dei modi e dei Tempi prevede solo la combinazione «congiuntivo
piuccheperfetto + condizionale composto», indipendentemente dalla forma che
il costrutto potrebbe avere nella corrispondente versione in discorso
diretto. Così la «scelta» di modi e tempi di (43d), obbligata dalla
concordanza del discorso indiretto, «neutralizza» completamente le
differenze semantiche sia modali sia temporali esistenti nei condizionali
concessivi presenti in (43a-c):
   43) a. Aldo mi ha detto: «Ti offro / offrirò una cena anche se XY perde /
       perderà la carica di sindaco».
b. Aldo mi ha detto: «Ti offrirei una cena anche se XY perdesse la carica
di sindaco».
c. Aldo mi ha detto: «Ti avrei offerto una cena anche se XY avesse perso la
carica di sindaco».
d. Aldo mi ha detto che mi avrebbe offerto una cena anche se XY avesse
perso la carica di sindaco.

Anche per i costrutti condizionali concessivi, come per i costrutti
condizionali, è possibile la concordanza mista fra indicativo e congiuntivo-
condizionale:
(44)    a. Anche se non ti interessa personalmente la partecipazione a
quella gara, dovresti farlo per amicizia nei confronti di Carlo: potrebbe
avere bisogno di te durante la prova.
b. Anche se non ti interessasse personalmente la partecipazione a quella
gara, devi farlo per amicizia nei confronti di Carlo: può avere bisogno di
te durante la prova.

Oltre ad anche se esistono altri operatori di subordinazione con
significato condizionale concessivo. Di questi, alcuni possono introdurre
sia condizionali concessivi sia concessivi fattuali, come anche se: sono se
anche, pure se e se pure:

(45)    a. Se anche studiassi di più, non imparerei niente.
b. Se anche avessi studiato di più, non avrei imparato nulla.
(46)    a. Pure se fosse il re di tutta Europa, non gli vorrei ubbidire.
 b. Pure se fossimo stati in condizioni economiche disperate, non avremmo
accettato volentieri un aiuto che arrivava da un avversario tradizionale
della nostra famiglia.
(47)   a. Se pure ci capitasse di ricadere nello stesso errore già commesso
una volta, saremmo in grado di rimediare con meno fatica grazie
all'esperienza compiuta.
b. Non mi credette: e se pure mi avesse creduto, il mio intervento non
sarebbe valso a farle cambiare opinione.

Si ricordi che se pure e seppure, omofoni in alcune parti d'Italia, non
sono da confondere, poiché il primo è un introduttore di condizionali
concessivi, e di concessive fattuali all'indicativo, mentre il secondo
introduce solo concessive fattuali al congiuntivo.

Pure se con significato condizionale concessivo si trova anche con
subordinate al congiuntivo presente (in sostituzione dell'indicativo),
anche in questo caso stilisticamente piuttosto elevate:

(48) «Eppure in tutto questo che abbiamo detto, pure se si sia disposti ad
accettarlo in ogni sua pane, resta che al Leopardi mancano note
fondamentali dello spirito e del pensiero settecentesco». (M. Sansone,
Leopardi e la filosofia del Settecento, Firenze, Olschki, 1964, p. 143)
Anche un costrutto condizionale può essere interpretato come condizionale
concessivo, purché sia abbastanza evidente il contrasto esistente già di
per sé fra i tipi di evento presentati dalla subordinata e dalla
sovraordinata; se il costrutto condizionale è di tipo «bi-affermativo»
viene però interpretato come concessivo fattuale invece che come
condizionale concessivo, come nell'esempio (49b):
(49)    a. Se poi ci fossimo trovati nei guai non avremmo dovuto
protestare, perché sapevamo fin dall'inizio che ci stavamo imbarcando in
una spedizione piuttosto pericolosa. (= «anche se ci fossimo»)
b. Se il giudizio del Fondo Monetario Internazionale sulla economia del
nostro paese è stato positivo, non dobbiamo dimenticare i rischi collegati
al deficit pubblico. (= «sebbene il giudizio ... sia positivo . . .»)

 I costrutti condizionali con la concordanza al congiuntivo e condizionale
possono essere privi dell'operatore di subordinazione se; anche tali
costrutti condizionali possono ricevere una interpretazione condizionale
concessiva, che in alcuni casi viene ribadita dall'inserimento di anche o
di pure (si tratta comunque di costrutti di stile alto):

(50)    a. L'incidente di Gino è successo in due secondi: fossi stato
attentissimo, non avrei avuto il tempo di intervenire.
b. Fossimo anche / pure riusciti ad estorcergli una risposta positiva, il
suo parere non sarebbe stato sufficiente.

Alcuni altri operatori di subordinazione sono tipici dei condizionali
concessivi (non possono cioè introdurre concessivi fattuali). Quand'anche è
stilisticamente più alto di anche se, e ne condivide la concordanza tranne
nei casi di indicativo in subordinata e sovraordinata, nei quali richiede
il congiuntivo nella subordinata:

(51)    a. Quand'anche nevica, non resteremo chiusi in casa.
 b. Quand'anche nevichi, non resteremo chiusi in casa.
 c. Quand'anche nevicasse, non resteremmo chiusi in casa.
 d. Quand'anche avesse nevicato, non saremmo rimasti chiusi in casa.

 Un costrutto condizionale concessivo può essere introdotto dall'operatore
di subordinazione condizionale se accompagnato da neanche,neppure, o
nemmeno (che sono lessicalizzazioni di anche o pure più negazione); il
significato è simile, ma non identico, a quello di
 un costrutto introdotto da anche se, con la sovraordinata accompagnata
dalla particella negativa non, come si vede confrontando gli esempi a. con
quelli b. :

(52)    a. Neanche se hai molta sete devi bere così in fretta.
b. Anche se hai molta sete non devi bere così in fretta.
(53)    a. Neppure se mi venisse a pregare in ginocchio lo perdonerei.
b. Anche se mi venisse a pregare in ginocchio non lo perdonerei.
(54)    a. Nemmeno se fosse stato mandato a vender ghiaccio agli esquimesi
avrebbe rinunciato prima di provare.
b.Anche se fosse stato mandato a vender ghiaccio agli e-squimesi non
avrebbe rinunciato prima di provare.

La non interpretabilità di quand'anche, neanche, neppure e nemmeno (gli
ultimi tre accompagnati da se) come introduttori di concessive fattuali è
confermata dal fatto che non possono combinarsi con sovraordinate con i
tempi passati dell'indicativo (che la subordinata sia all'indicativo oppure
al congiuntivo):
(55)    a. Quand'anche è nevicato, non siamo rimasti chiusi in casa.
b. Quand'anche sia / fosse nevicato, non siamo rimasti chiusi in casa.
(56)    a. Neanche / Neppure / Nemmeno se è stato mandato a vender ghiaccio
agli esquimesi ha rinunciato prima di provare.
b. Neanche / Neppure /Nemmeno se sia / fosse stato mandato a vender
ghiaccio agli esquimesi ha rinunciato prima di provare.
Gli altri operatori di subordinazione che abbiamo visto introdurre
concessive fattuali non sono compatibili né con la semantica né con la
concordanza dei condizionali concessivi:

(57)    a. Benché / Sebbene nevica, non resteremo chiusi in casa.
b. Benché / Sebbene nevicasse, non resteremmo chiusi in casa.
c Benché / Sebbene fosse nevicato, non saremmo rimasti chiusi in casa.
(58)    a. Malgrado (che) / Nonostante (che) nevica, non resteremo chiusi
in casa.
b. Malgrado (che) / Nonostante (che) nevicasse, non resteremmo chiusi in
casa.
c.Malgrado (che) / Nonostante (che) fosse nevicato, non saremmo rimasti
chiusi in casa.
(59)    a. Quantunque / Per quanto nevica, non resteremo chiusi in casa.
b. Quantunque / Per quanto nevicasse, non resteremmo chiusi in casa.
c.Quantunque / Per quanto fosse nevicato, non saremmo rimasti chiusi in
casa.
(60)    a. Ancorché / Seppure nevica, non resteremo chiusi in casa.
b. Ancorché /Seppure nevicasse, non resteremmo chiusi in casa.
c.Ancorché / Seppure fosse nevicato, non saremmo rimasti chiusi in casa.

Anche gli operatori di subordinazione «categoriali» non sono interpretabili
come condizionali concessivi, poiché l'elemento su cui si articolano non è
presentato come possibile, ma come certo, come si vede confrontando i
costrutti in a. con le loro parafrasi avversative coordinate in b.:
(61)    a. Per poche che fossero le sue pretese, mantenerlo per un periodo
così lungo non sarebbe certo stato uno scherzo.
b. Le sue pretese erano poche, ma mantenerlo per un periodo così lungo non
sarebbe certo stato uno scherzo.
(62)    a. Alto com'è / quant'è, Giorgio non è riuscito a segnare un solo
canestro.
b. Giorgio è (molto) alto, ma non è riuscito a segnare un solo canestro.
(63)    a. Tardi com'era, ha voluto a tutti i costi andare a fare un giro
lungo
il fiume.
b. Era (molto) tardi, ma ha voluto a tutti i costi andare a fare un giro
lungo il fiume.
(64)    a. Per quanto veloci sembrassero i nostri ragazzi, gli elementi del
gruppo avversario arrivavano sempre con almeno tre secondi di vantaggio.
b. I nostri ragazzi sembravano (molto) veloci, ma gli elementi del gruppo
avversario arrivavano sempre con almeno tre secondi di vantaggio.



g)Semantica dei costrutti a-condizionali

Nei costrutti detti a-condizionali il contenuto proposizionale della
subordinata non condiziona quello della sovraordinata, contrariamente a
quanto accade per i costrutti condizionali . Tali costrutti possono essere
fondamentalmente di due tipi,  con le frasi (3a) e (3b): Che ti piaccia o
no, stasera andrò al cinema; Ovunque vada, Ugo troverà degli amici. Il
significato intuitivo di (3a) è che data o meno una determinata condizione
(la contentezza dell'interlocutore), il parlante andrà al cinema; quello di
(3b) è che in ogni luogo nel quale il protagonista si possa recare troverà
sicuramente degli amici.
Ecco una analisi maggiormente formalizzata della semantica di questi
costrutti. Le subordinate di un a-condizionale come (3a) esprimono la
«disgiunzione» di un contenuto proposizionale p e del suo contrario non-p,
riassumibile con la formula «p o non-p», che è tautologica, sempre vera:
proprio per questo il contenuto proposizionale della subordinata non ha
alcun effetto su quello della sovraordinata. Il significato di questo primo
tipo di costrutto a-condizionale si può così rappresentare: «p o non-p, q»
= «pvero O PFalso>  qVero».

II confronto fra questo schema e quello riportato in (29), che
rappresentava una parte del significato dei costrutti condizionali
concessivi, mostra quanto questi ultimi siano vicini semanticamente a
questo primo tipo di a-condizionali: in un caso la possibilità che p sia
falso è comunicata implicitamente dalla presenza di anche (o di elementi
lessicali dal significato affine), nell'altro è espressa esplicitamente
dalla «disgiunzione» presente nella subordinata.
Nel caso dei costrutti a-condizionali come (3b), la presenza di relativi
indefiniti fa sì che la subordinata esprima un contenuto «insaturo»: una
«funzione proposizionale» con una variabile libera, simbolizzabile con
p(x).
Per tutti i valori assunti dalla variabile x, e quindi per tutti i
contenuti proposizionali ottenuti dalla subordinata, il contenuto
proposizionale della sovraordinata risulta vero.' Il significato di questo
secondo tipo di costrutto a-condizionale si può così rappresentare: «p(x),
q» = «V x, p = F(x), qvero».

Anche in questo caso il confronto con lo schema riportato in (29) mostra la
vicinanza semantica fra questi pur diversi tipi di costrutto: come nei
condizionali concessivi, lo statuto del contenuto proposizionale della
subordinata è irrilevante per la verità di quello della subordinata (e
dell'intero costrutto),
A differenza dei costrutti condizionali concessivi (e di quelli concessivi
fattuali), dove fra i tipi di evento presentati dalla subordinata e dalla
sovraordinata viene comunque instaurato un rapporto di contrasto, i
costrutti a-condizionali non pongono esplicitamente tale contrasto:
semplicemente l'ascoltatore può inferire che fra il tipo di evento
presentato nella sovraordinata ed uno di quelli o disgiunti nella
subordinata o ottenibili dando un valore alla variabile x sempre nella
subordinata, un contrasto ci possa essere. Esemplificando, nell'es. (3a) di
2.4. si può vedere un contrasto fra il dispiacere dell'interlocutore e
l'intenzione del parlante di andare al cinema, come in (3b) è ipotizzabile
che possa esistere un luogo specifico nel quale il protagonista «non»
riuscirà a trovare degli amici.

Il costrutto a-condizionale non instaura però necessariamente questo
contrasto tra tipi di eventi:
(65)    Dovremo stare attenti alla concorrenza economica degli altri paesi
europei, che facciano o no parte della CEE.
(66)    Dalla cima della collina, ovunque girassimo gli occhi, non potevamo
evitare di tornare a fissare sempre quel villaggio.

h)I costrutti con 'disgiunzione'

I costrutti a-condizionali del tipo di (3 a) possono avere la subordinata
costruita su una correlazione sia che... sia che...:
(67) Sia che ti piaccia sia che non ti piaccia, stasera andrò al cinema.
(68) Sia che lo paghino bene sia che lo paghino male / non lo paghino bene,
Piero fa il suo lavoro senza lamentarsi.
(69) Sia che abbia avuto ragione sia che abbia avuto torto / non abbia
avuto ragione / non l'abbia avuta, dobbiamo aiutarlo perché è nostro amico.
Nei costrutti a-condizionali, il verbo della subordinata è generalmente al
congiuntivo; nello stile colloquiale si trova anche l'indicativo:
(70) Sia che ti piace sia che non ti piace, stasera andrò al cinema.
In uno stile piuttosto elevato è possibile l'ellissi delle forme
correlative, e la semplice giustapposizione tramite virgole dei due
elementi alternativi, con inversione di posizione fra verbo e soggetto
espresso:
(71) «In realtà la parola 'villanella', come designazione di forma poetica,
cioè di un determinato componimento, apparisca essa in scritti dialettali,
apparisca in scritti italiani, è termine letterario» (C. Calcaterra, Poesia
e canto. Studi sulla poesia melica italiana e sulla favola per musica,
Bologna, Zanichelli, 1951, p. 7)

A parte la correlazione con sia che... sia che..., il costrutto può
articolare la proposizione subordinata su una «disgiunzione» con che... o
(che)...:
(72)    a. Che ti piaccia o (che) non ti piaccia, stasera andrò al cinema.
b. Che lo paghino bene o (che) lo paghino male / non lo paghino bene, Piero
fa il suo lavoro senza lamentarsi.
c.Che abbia avuto ragione o (che) abbia avuto torto / non abbia avuto
ragione / non l'abbia avuta, dobbiamo aiutarlo perché è nostro amico.

Nei costrutti articolati sulla disgiunzione, la seconda parte della
subordinata (quella che esprime non-p) può subire diversi processi di
riduzione o pronominalizzazione negativa, che comportano però
l'impossibilità (invece della facoltatività) del secondo che:

(73)    a. Che ti piaccia o (che) no / meno, stasera andrò al cinema.
b. Che lo paghino bene o (che) no / meno / male, Piero fa il suo
lavoro senza lamentarsi.
c.Che abbia avuto ragione o (che) no / meno / torto, dobbiamo aiutarlo
perché è nostro amico.
In alcuni casi, di stile più alto, cade anche il primo che, e resta solo la
disgiunzione o, ma c'è di nuovo inversione di posizione fra verbo e
soggetto espresso, come nell'esempio (71):
(74)    Ci piaccia o no / meno questa situazione, ormai non c'è più nulla
da fare.

Può esserci inversione di posizione fra verbo e soggetto espresso anche
quando gli elementi messi direttamente in contrapposizione tramite la
disgiunzione o sono anticipati prima del verbo:

(75)    a. Bene o male che lo paghino i suoi committenti, Piero fa il suo
lavoro senza lamentarsi.
b. Ragione o torto che abbia avuto, dobbiamo aiutarlo perché è nostro
amico.

Fra i relativi indefiniti che compaiono nelle subordinate (al congiuntivo)
dei costrutti a-condizionali, chiunque  sono solamente pronominali:
(76)    a. Chiunque tu sia, non ti voglio ascoltare.
b. Checché tu sia, non ti voglio ascoltare.
(77)    a. Checché succeda durante la riunione, è necessario affrontare il
problema senza nascondere la testa nella sabbia.
b. Chiunque succeda durante la riunione, è necessario affrontare il
problema senza nascondere la testa nella sabbia.

Qualunque è usato sia predicativamente che attributivamente (in
quest'ultimo caso prevalentemente con referenti singolari). Qualsiasi è
usato in genere in posizione attributiva (sempre con referenti singolari),
e forma spesso un sintagma quasi cristallizzato con cosa:
(78)    a. Qualunque sia il motivo che lo ha spinto tra di noi, non
voglio fidarmi di un forestiero.
b. «Le Materassi ... presero a rimanere con la testa china sul lavoro ...
qualunque fossero le escandescenze e le risate squillanti delle dame» (A.
Palazzeschi, Le sorelle Materassi, Firenze, Vallecchi,1934, p. 272)
(79)    a. A qualunque festa si vada, è bene essere eleganti.
b. A qualunque feste si vada, è bene essere eleganti.

(80)    a. Da  qualsiasi  radice  sociale  provenga,  il  razzismo  risulta
sempre un profondo segno di ignoranza e di barbarie.
b. Da qualsiasi radici sociali provenga,  il razzismo risulta sempre un
profondo segno di ignoranza e di barbarie.
(81)    Qualsiasi cosa facesse Enrico, sua figlia Elena era sempre
d'accordo.

Quale che è un aggettivo in funzione predicativa, concorda in numero, e può
sostituire qualunque e qualsiasi nei contesti dove non possono occorrere
(lo stile che ne risulta è però sensibilmente più alto):
(82)    a. Quale che sia il motivo che lo ha spinto tra di noi, non
voglio fidarmi di un forestiero.
b. Quali che siano i motivi che lo hanno spinto tra di noi, non voglio
fidarmi di un forestiero.
(83)    a. Quale che sia la festa a cui si va, è bene essere eleganti.
b. Quali che siano le feste a cui si va, è bene essere eleganti.
(84)    a. Quale che sia la radice sociale da cui proviene, il razzismo
risulta sempre un profondo segno di ignoranza e di barbarie.
b. Quali che siano le radici sociali da cui proviene, il razzismo risulta
sempre un profondo segno di ignoranza e di barbarie.
(85)    Quali che fossero le cose che faceva Enrico, sua figlia Elena era
sempre d'accordo.

Si trovano poi relativi indefiniti articolati su ruoli circostanziali di
modo, con comunque, e di luogo, con dovunque e con il più ricercato
ovunque:

(86)    a. Comunque vada la seconda metà della stagione invernale,
già di questo primo periodo possiamo essere soddisfatti.
b. Dovunque siano finiti Giorgio e Franca, stai sicuro che per
l'ora di cena torneranno.
c.Ovunque si sia perso il nostro valoroso commilitone, non risparmieremo
alcuno sforzo per ritrovarlo.

Con per quanto, se si articola su un elemento nominale, la subordinata che
ne risulta è di tipo a-condizionale:
(87)    a. Per quanti consigli tu gli dia, lui fa ciò che gli pare.
b. Per quanto denaro guadagni, non è mai contento.

Il significato di (87a) è «tu puoi dargli x (pochissimi / pochi / alcuni I
... I molti / moltissimi / infiniti) consigli, ma lui fa ciò che gli pare»;
il significato di (87b) è «lui può guadagnare x (pochissimo / poco I ... I
molto / moltissimo) denaro, ma non è mai contento»:
in questi casi la variabile x contenuta nella subordinata a-condizionale
assume valori di tipo quantitativo.

Un significato abbastanza simile a quello di (87) può essere espresso dalle
frasi (88), in cui però per quanto, che si articola sull'intera
proposizione subordinata, equivale grosso modo a benché, e da quindi
origine a costrutti concessivi fattuali :
(88)    a. Per quanto / Benché tu gli dia molti consigli, lui fa ciò che
gli pare.
b. Per quanto / Benché guadagni molto denaro, non è mai contento.

Un significato di tipo a-condizionale emerge anche nei casi in cui i
relativi indefiniti chiunque, qualunque, qualsiasi (cosa), dovunque e
ovunque introducono non delle proposizioni subordinate extranucleari (come
negli esempi visti finora), ma delle frasi relative senza testa, ovvero dei
SN o SP con un ruolo sintattico nel nucleo della proposizione sovraordinata
che li contiene:
(89)    a. A chiunque telefoni, dite che non sarò in ufficio prima di
dopodomani.
b. Qualunque motivo lo abbia spinto fin quassù, deve essere molto
importante.
c Qualsiasi cosa Antonio ti chieda, falla subito senza porti problemi.
d. Dovunque / Ovunque andrai tu, verrò anch'io.

Infatti le proposizioni relative introdotte dagli indefiniti sono
rispettivamente complemento indiretto in (89a), soggetto in (89b),
complemento oggetto in (89c), e complemento di luogo in (89d).
Esistono numerosi costrutti con la sintassi tipica degli a-condizionali,
nei quali però è molto difficile vedere un contrasto fra i tipi di evento
che sono presentati nella sovraordinata ed uno di quelli (due o più a
seconda del tipo di a-condizionale) configurati nella subordinata; ne
presentiamo qui di seguito alcuni esempi:
(90)    a. Sia che provengano dall'est europeo sia che arrivino dal terzo o
quarto mondo, la situazione giuridica degli immigrati in Italia ha bisogno
di una rapida sistemazione.
b. Che si tratti di agrumi e olive o di prodotti lattiero-caseari,
l'eliminazione dei montanti compensativi comunitari rischia di creare
notevoli problemi al comparto agroalimentare.
c. Chiunque sia stato ad innescare questa situazione, il compito di
risolverla tocca a noi.

d. Qualunque / Qualsiasi cosa abbiano deciso di fare alla dirczione
centrale, non devono dimenticarsi che il reparto operativo continua ad
avere importanti problemi di organico.



ÐÅÇÞÌÅ:


      Óìîâíèé ñòàí â ³òàë³éñüê³é ìîâ³ ìຠäâà  ÷àñè,  ïðîñòèé   (òåïåð³øí³é)
òà ñêëàäíèé (ìèíóëèé). Ïðîñòèé ÷àñ óòâîðþºòüñÿ  çà äîïîìîãîþ  çàê³í÷åíü  ÿê³
äîäàþòüñÿ  äî  îñíîâè  ä³ºñëîâà.  Ñêëàäíèé  ÷àñ  óòâîðþºòüñÿ  çà   äîïîìîãîþ
äîïîì³æíèõ 䳺ñë³â: avere  (ìàòè)  òà  essere  (áóòè)  â  òåïåð³øíüîìó  ÷àñ³
óìîâíîãî ñòàíó ç äîäàâàííÿì 䳺ïðèêìåòíèêà ìèíóëîãî ÷àñó (participio II).
      Äîïîì³æíå 䳺ñëîâî essere âæèââàºòüñÿ ç íåïåðåõ³äíèìè  ä³ºñëîâàìè  ÿê³
âèðàæàþòü ïîñòóïîâèé ðóõ, ïåðåõ³ä ç  îäíîãî  ñòàíó  â  ³íøèé  ,  à  òàêîæ  â
áåçîñîáîâèõ îáîðîòàõ òà ç 䳺ñëîâàìè ÿê³ âèðàæàþòü ÿâèùà ïðèðîäè.  Äîïîì³æíå
䳺ñëîâî(avere) âæèâàºòüñÿ ç ïåðåõ³äíèìè  ä³ºñëîâàìè  ÿê³  âèðàæàþòü  ÷àñîâ³
â³äíîñèíè òà ç ³ìåííèêàìè ÿê³ âèðàæàþòü ñòàí òà ïî÷óòòÿ.

Óìîâíèé ñòàí  ³òàë³éñüêî¿  ìîâè   ïðåçåíòóº  ä³þ  ÿê  ³ìîâ³ðíó,  ìîæëèâó  ÷è
ã³ïîòåòè÷íó  ,  ÿêà  ìîæå  çä³éñíèòèñÿ  â  òåïåð³øíüîìó  ÷àñ³  àáî  ìèíóëîìó
ï³äêîðÿþ÷èñü ïåâíèì óìîâàì, ÿê³ ìîæóòü áóòè  âèðàæåí³  àáî  ïåðåäáà÷åí³.Òàê³
óìîâè º íåçàëåæíèìè  â³ä âîë³ òîãî , õòî êàæå àáî ïèøå.

     ßê ïðîñòèé  òàê  ³ ñêëàäíèé ÷àñ â óìîâíîìó ñòàí³ ìîæå âèðàæàòè
îáåðåæíå ñòàâëåííÿ äî òîãî  ïðî  êîãî éäå ìîâà, íàòÿêàþ÷è íà òå ùî òîé õòî
ãîâîðèòü íå ìຠáåçïîñåðåäíüîãî â³äíîøåííÿ äî òîãî ïðî ùî ðîçïîâ³äàº. Öåé
òèï³÷íèé ìåòîä çâè÷àéíî âèêîðèñòîâóþòü æóðíàë³ñòè, ÿê³ çìóøåí³ îïèñóâàòè
ïî䳿 ç ïåâíîþ äåë³êàòí³ñòþ  òà  â³äïîâ³äàëüí³ñòþ.

     Óìîâíèé ñòàí ìîæå âèðàæàòè:

-ïðîñòó ìîæëèâ³ñòü â ïðîñòîìó ÷è ñêëàäíîìó ÷àñ³:

         In casi come questo qualcuno parlerebbe (avrebbe parlato)di
tradimento. òàêèõ âèïàäêàõ ÿê öåé äåõòî ì³ã áè êàçàòè ïðî çðàäó.

-íàì³ð:

 Ti presterei io i soldi che ti servono.ß ïîçè÷èâ áè òîá³ ãðîø³ ÿê³ òîá³
ïîòð³áí³.

-ïðîïîçèö³þ ïðî â³ðîã³äí³ñòü âèêîðèñòàííÿ:

          Pagherei chissà che per un bicchier d’acqua.ß ùî   çàâãîäíî
çàïëàòèâ áè çà ñêëÿíêó âîäè.

-ââ³÷ëèâå ïðîõàííÿ:

      Preferirei rimanere sola.ß õîò³ëà á çîñòàòèñÿ íà îäèíö³ .

     Vorrei un caffe. ß á âèïèâ êàâè.

-ââ³÷ëèâå çàïðîøåííÿ òà ââ³÷ëèâó â³äìîâó:

            -Ci verresti al cinema con noi? Òè ï³äåø ç íàìè â ê³íî?

            -Ma io ,veramente,avrei da studiare.Àëå ÿ, ä³éñíî, ìàþ


             ùå ïîâ÷èòèñÿ.

-âèÿâ áàæàííÿ:

       Verrei volentieri a Roma con te.ß á ç çàäîâîëåííÿì ïî¿õàâ         áè
ç òîáîþ äî Ðèìó.

-ïèòàííÿ íà ï³äòâåðäæåííÿ:

         Questo sarebbe il libro di cui mi parlavi? Öå ìàáóòü òà êíèãà ïðî
ÿêó òè ìåí³ ðîçïîâ³äàâ?

-ñóìí³â òà íåâïåâíåíí³ñòü:

         Che cosa potremmo fare?Ùî æ ìè ìîæåìî çðîáèòè?

        Mia madre potrebbe cambiare di carattere?

        ×è ìîæå ìîÿ ìàòè çì³íèòèñÿ?

-â³ðîã³äí³ñòü:

         A letto riposeremmo meglio.  ë³æêó ìè â³äïî÷èíåìî     êðàùå.

-äîáðîçè÷ëèâèé äîê³ð:

         Dovresti studiare di piu! Òè ìàâ áè á³ëüøå â÷èòèñÿ!



       Ïðîñòèé ÷àñ óìîâíîãî ñòàíó âèêîðèñòîâóºòüñÿ äëÿ âèðàæåííÿ
áàæàííÿ,íàì³ðó ³ ò.ä.,ÿê³ ìîæóòü çä³éñíèòèñÿ ò³ëüêè â òåïåð³øíüîìó àáî
ìàéáóòíüîìó ÷àñ³:

  Mario sta dicendo che oggi o domani andrebbe a Venezia.

  Ìàð³î êàæå ùî ñüîãîäí³ àáî çàâòðà â³í ïî¿õàâ áè ó Âåíåö³þ.



        Ñêëàäíèé ÷àñ óìîâíîãî ñïîñîáó âèðàæຠáàæàíó ä³þ, àëå íå
ðåàë³çîâàíó â ìèíóëîìó ³ ÿêà íå áóäå ðåàë³çîâàíà í³ â òåïåð³øíüîìó í³ â
ìàéáóòíüîìó:

   Mario ha detto poco fa che ieri sarebbe andato a Venezia.

   Ìàð³î ñêàçàâ ùî â÷îðà ïî¿õàâ áè ó Âåíåö³þ.



          Îäíàê ,ñêëàäíèé ÷àñ óìîâíîãî ñòàíó òàêîæ ìîæíà âèêîðèñòîâóâàòè
äëÿ âèðàæåííÿ ìàéáóòíüî¿ ä³¿ àëå ò³ëüêè â òîìó âèïàäêó êîëè òîé õòî
ãîâîðèòü âæå çíຠùî öÿ ä³ÿ íå ðåàë³çóºòüñÿ :

       Mario sta dicendo che oggi o domani sarebbe andato a     Venezia.

       Ìàð³î êàæå ùî ñüîãîäí³ àáî çàâòðà â³í ïî¿õàâ áè äî Âåíåö³¿.



           Êð³ì òîãî ñêëàäíèé ÷àñ óìîâíîãî ñòàíó ìîæíà âèêîðèñòîâóâàòè äëÿ
âèðàæåííÿ ìàéáóòíüî¿ ä³¿ ³ â òîìó âèïàäêó êîëè ìàéáóòíÿ ä³ÿ çàëåæèòü â³ä
䳺ñëîâà  â ìèíóëîìó ÷àñ³ ÿêå íå çâ’ÿçàíå ç òåïåð³øí³ì ÷àñîì ³ ðåçóëüòàò
ö³º¿ 䳿 ùå íå â³äîìèé:

       L’altro ieri Mario ha detto che oggi o domani sarebbe andato a
Venezia.

     Ïîçàâ÷îðà Ìàð³î ñêàçàâ ùî ñüîãîäí³ àáî çàâòðà ïî¿äå äî

     Âåíåö³¿.



         Äëÿ “ìàéáóòíüîãî ÷àñó â ìèíóëîìó“ âèêîðèñòîâóºòüñÿ

ò³ëüêè ñêëàäíèé ÷àñ óìîâíîãî ñòàíó, ïðè  öüîìó íå ìຠçíà÷åííÿ áóëà ä³ÿ
ðåàë³çîâàíà ÷è í³:

         L’altro ieri Mario mi ha detto che sarebbe andato a Venezia.(e ci
è andato ;e non ci è andato;ma non so se poi ci è andato;)

        Ïîçàâ÷îðà Ìàð³î ñêàçàâ ìåí³ ùî â³í ïî¿äå äî Âåíåö³¿.( ³ â³í òóäè
ïî¿õàâ; ³ â³í òóäè íå ïî¿õàâ ;  ÿ íå çíàþ ÷è ïî¿õàâ â³í òîä³ òóäè;)



         ñêëàäíèõ ðå÷åííÿõ ç óìîâíèì ï³äðÿäíèì (periodo ipotetico) òèïîâà
ôóíêö³ÿ óìîâíîãî ñòàíó öå âèðàæåííÿ íàñë³äêó(apodosi), à íå óìîâè(protesi)
íå äèâëÿ÷èñü íà òå , ùî ñàì òåðì³í óìîâíèé ñòàí, ïåðåäáà÷óº ïðîòèëåæíó
ôóíêö³þ:



       Se il tempo cambia,potremmo fare una gita.

       ßêùî ïîãîäà çì³íèòüñÿ ,ìè ìîãëè á ï³äòè íà ïðîãóëÿíêó.



        Se non dovevi uscire ,sarei venuto da te.

        ßêáè òîá³  íå òðåáà áóëî ³òè ,ÿ á ïðèéøîâ äî òåáå.



         ³òàë³éñüê³é ìîâ³ ³ñíóº ñòàíäàðòíà ñèñòåìà óçãîäæåííÿ ÷àñ³â òà
ñòàí³â,â ðàìêàõ óìîâíèõ êîíñòðóêö³é, ÿêà â ñó÷àñí³é ìîâ³ ò³ñíî ìåæóº ç
ðîçìîâíèì âàð³àíòîì, âæèâàííÿ ÿêîãî ïîñòóïîâî ïîøèðþºòüñÿ (sistema
“substandard”).



          ñòàíäàðòí³é ñèñòåì³ ìè ìîæåìî ìàòè ä³éñíèé ñïîñ³á (indicativo)
ÿê â protasi òàê ³ â apodosi



      (Se vieni alla festa, ti divertirai moltissimo.

      ßêùî òè ïðèéäåø íà ñâÿòî ,òè äîáðå ðîçâàæèøñÿ.),



óìîâíèé ñïîñ³á(congiuntivo)imperfetto â protasi òà ïðîñòèé óìîâíèé
ñïîñ³á(condizionale semplice) â apodosi



      ( Se venissi alla festa ,ti divertiresti moltissimo.),



ñongiuntivo ïëþñêâàìïåðôåêò â protasi òà condizionale composto â apodosi

       (Se fossi venuto  alla festa ,ti saresti divertito moltissimo).



      Ðîçìîâíèé âàð³àíò ñòàíäàðòíî¿ ñèñòåìè ïåðåäáà÷óº ìîæëèâ³ñòü çàì³íè
êîëè indicativo imperfetto çàì³íþº congiuntivo piuccheperfetto â protasi,
àáî condizionale composto â apodosi



           (a.Se lo sapevo prima, sarei arrivato in tempo a salutarti.

            b.Se lo sapevo prima , arrivavo in tempo a salutarti.

            c.Se l’avessi saputo prima ,arrivavo in tempo a salutarti.)



       ñòàíäàðòí³é ñèñòåì³ ³òàë³éñüêî¿ ìîâè ³ñíóþòü òàêîæ ðå÷åííÿ ç
óìîâíèì ï³äðÿäíèì â ÿêèõ ïðèñóòíÿ “íåïðàâèëüíà” ñèñòåìà óçãîäæåííÿ ÷àñ³â òà
ñòàí³â:

ä³éñíèé ñïîñ³á â protasi òà condizionale â apodosi, àáî congiuntivo â
protasi òà indicativo â apodosi



         a. Se vuoi  proprio  ottenere  quell’  incarico,  dovresti  recarti
            domani stesso  dal funzionario responsabile.
         b. Se (poi) volessi ottenere proprio quell’incarico,  devi  recarti
            domani stesso  dal funzionario responsabile.).



Letteratura usata:

1.Àëèñîâà Ò.Èòàëüÿíñêèé ÿçûê.-Ìîñêâà: Ìîñê. óíèâ.,1962.

2.Àëèñîâà Ò.Ñèíòàêñèñ èòàë. ÿçûêà.- Ìîñêâà: Ìîñê. óíèâ.,1971.

3. Ãëèâåíêî È. “Èòàëüÿíñêèé ÿçûê”- Ìîñêâà: Ãîñ.èçä.,1923.

4.Êîðáîçåðîâà Í.Ì. Ïðîáëåìè ñåìàíòèêè ñëîâà , ðå÷åííÿ òà òåêñòó – Êè¿â:
̳í. îñâ³òè ³ íàóêè Óêðà¿íè, 2001

5.Êðàñîâà Ã. Ñòðóêòóðíî-ñåìàíòè÷åñêàÿ õàðàêòåðèñòèêà èòàë.ÿçûêà.-
Ìîñêâà:Ìîñê.óíèâ.1978.

6.Ëåáåäåâà Ã.Óñëîâíîå íàêëîíåíèå â èòàë. ÿçûêå.-Ìîñêâà:Ìîñê.óíèâ.,1978

7.×åðäàíöåâà Ò.Ñòðóêòóðíî-ñåìàíòè÷åñêîå èññëåäîâàíèå ôðàçåîëîãèè èòàë.
ÿçûêà.-Ìîñêâà:ÈÌÎ,1963.

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